Chiedeva un maxi rimpasto al sindaco, per dare un cambio di passo - in primis - sulla sicurezza, e invece Beppe Sala si prepara all'ingresso di un solo assessore (probabilmente tecnico) e a un valzer di deleghe tra i membri della giunta, lasciando fuori Azione. Il leader Carlo Calenda che ieri è arrivato a tagliare il nastro della nuova sede di Azione Milano in via Comelico, a due passi da viale Umbria, non le manda a dire. "Per la verità - precisa - Sala aveva fatto una dichiarazione dicendo che sarebbe stato un bene avere Azione in giunta, e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Poi mi pare di aver capito che c'è un veto del Pd. Quello che dico a Sala è che noi l'abbiamo sostenuto nel momento più difficile, dicendo che le inchieste della magistratura erano completamente sbagliate e bisognava andare avanti sia sul Salva Milano, sia sulla vendita dello stadio di San Siro. Se poi finisce che le persone che sono più coraggiose su quella linea non vengono messe in grado di fare un lavoro perchè c'è un veto di chi fondamentalmente, lo sappiamo tutti, sotto sotto lo voleva mandare a casa, forse ha un problema di coraggio". Dopodichè, prova a minimizzare, "sulla giunta non me ne frega niente, sta finendo questa esperienza, faccia quello che gli pare. Noi siamo più liberi". Qualche frecciata politica e qualche distinguo (anche) in Consiglio comunale, dove la giunta negli ultimi tempi fatica a tenere i voti della maggioranza, non è escluso nei prossimi mesi. Il primo banco di prova sarà il Bilancio di previsione 2026 che oggi viene licenziato dalla giunta e poi approderà nelle Commissioni e in aula per il via libera prima della pausa natalizia. Il prossimo appuntamento tra il sindaco e i segretari della maggioranza è fissato per lunedì, ma difficilmente sarà già risolutivo, Sala vorrebbe attendere la sentenza sui due processi a carico dell'assessore Marco Granelli (il 17 dicembre), accusato di omicidio stradale in relazione a due incidenti stradali avvenuti su piste ciclabili progettate quando aveva la delega alla Mobilità. Non sarebbe comunque a rischio il suo posto in giunta, ma Sala sarebbe intenzionato a restituirli la Sicurezza in caso di assoluzione.
Calenda ha fatto più volte pressing perchè la Sicurezza, da marzo in capo al sindaco, torni ad avere un assessorato ad hoc. Pensava all'ingresso in giunta del segretario milanese Francesco Ascioti, ieri al suo fianco al taglio del nastro. "A Milano nel 2027 il centrosinistra rischia - avverte Calenda - perchè la percezione di insicurezza è molto forte. E la sicurezza è ciò che domina su tutto il resto, se una persona si sente insicura tutto il resto passa in secondo piano". Alle Regionali Azione non aveva sostenuto il candidato Pd Pierfrancesco Majorino, che oggi da capogruppo lombardo preme per le primarie ed è pronto a correre, con sondaggi che lo darebbero già avanti rispetto al giornalista Mario Calabresi o alla vicesindaco dem Anna Scavuzzo.
"Certo che vuole le primarie - ironizza il leader di Azione -, perchè sa che le vince e governa il corpaccione del Pd. Ma per il dopo Sala serve una figura che raccolga più delle truppe cammellate del Pd, serve un candidato capace, pragmatico e riformista".