Imprevidenza e arroganza, pigrizia e fatalismo sono state le componenti costanti della politica del territorio praticata dagli amministratori liguri in questi ultimi quarant'anni, le cui conseguenze in termini di disastri ambientali e di perdite economiche nel campo del turismo, dell'agricoltura di pregio e della piccola e media industria di tradizione o, più semplicemente, legata alla specificità delle risorse locali, sono sotto gli occhi di tutti. In questo panorama desolante spiccano le eccezioni come quella di Calizzano. Della singolarità di questo paese dell'alta Val Bormida, che conta 1600 abitanti, ci si rende conto fin dal primo momento, allorché si attraversa in auto il suo territorio montuoso: boschi di faggi ed altri alberi alti e ben curati in luogo dell'inestricabile groviglio di arbusti e di rovi che altrove ha inghiottito quasi ovunque le antichissime fasce; uomini al lavoro per accatastare e trasportare con mezzi speciali migliaia di tronchi anziché il malinconico silenzio che circonda tanti altri nostri paesi impoveriti e ormai quasi del tutto spopolati. Questa peculiarità basta da sola a far scattare la curiosità e l'interesse in chi è abituato a interrogarsi su quello che appare come l'ineluttabilità di un destino di decadenza. Come è stato possibile che in una regione che da più di mezzo secolo ha snobbato tutte le principali attività primarie, propiziandosi, autolesionisticamente, un futuro di disoccupazione, qualcuno abbia conservato la capacità di sfruttare economicamente addirittura la foresta? Una spiegazione può venire dalla storia remota dei nostri avi boscaioli che fornivano legno per i cantieri della costa, arrivando a coltivare alberi curvi al punto giusto per il fasciame delle imbarcazioni. Ma è, per così dire, una spiegazione poetica, certo non adeguata a soddisfare la nostra curiosità pratica. Ci viene in aiuto l'amico Cesare Simonetti, villeggiante storico della Val Bormida, che ci racconta della particolare lungimiranza degli amministratori comunali di Calizzano, quelli di ieri come quelli di oggi. Ed in particolare del Signor Roberto Cannoniero che incontriamo.
Roberto Cannoniero ha amministrato il comune di Calizzano negli anni Ottanta del secolo appena trascorso, dimostrandosi tanto previdente nella conservazione dell'esistente quanto innovativo nel tener conto del mutare dei tempi. Mentre la stragrande maggioranza degli amministratori dei paesi sfavoriti dalla logistica, non solo della Liguria, si arrendevano all'idea allora imperante dell'ineluttabilità del declino e quindi si limitavano all'ordinaria (ma sarebbe meglio dire sotto-ordinaria) amministrazione, egli teneva stretto, come avrebbero detto i contadini di un tempo, il fieno che aveva in cascina. Innanzitutto difendendo tutte le attività produttive legate al saggio sfruttamento del bosco e alle storiche attività basate sulla lavorazione del legno, in particolare quella legata alla fabbricazione di forme per scarpe che, felicemente superata l'insidiosa concorrenza della plastica volgare, oggi si qualificano come importante accessorio sul mercato delle calzature di lusso. Quindi valorizzando la specificità di una piccola industria di acque minerali che utilizza le ottime sorgenti disseminate nella valle e che riesce a fornire un prodotto sano, di alta e certificata qualità, in grado di raggiungere le città della costa non gravato dal costoso e spesso dannoso stress a cui sono sottoposte tante altre acque imbottigliate provenienti da siti lontanissimi. Non dimenticando che va ascritta allo stesso Cannoniero l'invenzione del consorzio regionale a tutela della non trascurabile economia legata alla raccolta dei funghi. Senza tale opportuna tutela, questi pregiati prodotti, qui come altrove, erano destinati a diventare i trofei delle solite orde di cittadini rapaci, inclini al setacciamento selvaggio dei boschi. Ed è stato soprattutto grazie all'imposizione di regole e controlli che è potuta sorgere una fiorente industria artigianale legata alla lavorazione del fungo, che consente agli abitanti del posto dediti alla raccolta un'interessante integrazione del loro reddito.
Con il passare del tempo, i calizzanesi hanno mantenuto intatta la saggia abitudine di scegliere con oculatezza il loro rappresentante, tenendo conto sia del suo programma sia delle sue capacità organizzative e decisionali. Enrico Mozzoni, il sindaco che tre anni fa essi hanno riconfermato nella carica, ci parla con entusiasmo della vivace e armoniosa realtà di oggi. Accanto alle piccole industrie di cui già si è detto, che continuano ad offrire lavoro a decine di operai, va tenuta in grande considerazione la rete del piccolo commercio che non solo si è mantenuta completa e differenziata, ma che anzi si avvale di nuovi apporti: giovani volonterosi e dotati di spirito di iniziativa che anziché emigrare verso la costa si sono assunti il rischio di aprire una loro attività a Calizzano, poi confortata dal successo. Tre sportelli bancari e una gelateria molto competitiva, famosa per il gelato alla castagna, vanno ad arricchire la rete di servizi e a rendere più attraente l'offerta turistica degli alberghi e degli agriturismi aperti d'estate, per chi intende godere di un'aria sana e di un clima fresco, e d'inverno per chi ama la neve e pratica alcuni degli sport possibili in un paese che è già di montagna.
E sempre senza mai perdere di vista gli alberi. Infatti, anche Enrico Mozzoni crede nella potenzialità dei boschi che ricoprono il territorio del paese amministrato e la adegua ai tempi. Egli ci parla con orgoglio del bellissimo bosco didattico, originale meta turistica della recente industria Benso, che sfrutta il legname selvatico per la costruzione di quelle case bio-compatibili che stanno imponendosi sul mercato, e di uno degli impianti energetici che sfruttano le bio-masse previsti dalla regione Liguria, destinata ad essere ospitata tra breve sul suo territorio.
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