«Via il call center da Paternò? Costerebbe oltre 15 milioni»

Giovanni Catanzaro è l’amministratore delegato di Lombardia Informatica, società della Regione con 576 dipendenti, 220 milioni di ricavi e patrimonio netto di 50milioni di euro. Si occupa di tutto ciò che riguarda l’utilizzo della tecnologia informatica al servizio dell’amministrazione regionale, dalla Carta regionale dei servizi al Centro unico di prenotazioni, dalla gestione del bollo auto a quella della dote scuola. Infine, funge da centro acquisti regionali.
In questi ultimi tempi, è tornata a far parlare di sé a causa del Super Cup regionale, il call center unico per le prenotazioni sanitarie che ha una singolare particolarità: la sede sulle pendici dell’Etna, a Paternò. Nel febbraio scorso, una delibera di giunta ne ha stabilito la vendita, insieme alla realizzazione di un nuovo Call center in Lombardia. La Regione attende ora il via libera dello studio di fattibilità, affidato al Politecnico: i tempi scadono a fine maggio.
Catanzaro, solitamente molto riservato, questa volta parla volentieri: «Lo studio del Politecnico deve verificare se questo trasferimento sia fattibile e se la sede può essere Brescia o Milano: dipende dalle disponibilità delle risorse umane».
Condivide la decisione di trasferire il call center di Paternò in Lombardia?
«Guardi, noi facciamo impresa e non politica e quindi rispettiamo le decisioni politiche. Ma ci tengo a sottolineare che il nostro call center di Paternò funziona in modo eccellente ed è l’unico call center in Italia ad avere queste prestazioni. Il tempo di attesa massimo per gli utenti è di 40 secondi, i tempi di prenotazione sono al massimo di 4 minuti. Non abbiamo mai avuto uno sciopero, c’è un assenteismo bassissimo. E meno tempo vuol dire minore spesa».
Qualche contestazione sul call center c’è stata.
«Conosciamo le contestazioni, ma spesso si tratta di questioni che non dipendono dall’operatore. L’efficienza non può essere contestata. Si può tranquillamente decidere il trasferimento, ma è una scelta politica, non dettata da questioni tecniche o economiche».
Non è strano avere il call center regionale lombardo in Sicilia?
«La scelta è stata fatta nel 2006 con l’approvazione della giunta e in pieno accordo con i sindacati, ma la decisione finale è stata presa da chi ha vinto la gara. Nel 2008 la multinazionale Transcom, che ha vinto la nuova gara, ha confermato il sito siciliano».
In base a quali criteri avete scelto la Sicilia?
«Abbiamo valutato anche la Sardegna, la Puglia, la Calabria, tutte le aree che offrivano vantaggi fiscali e materiale umano adeguato. Non è facile trovare personale qualificato che lavori quattro ore al giorno per 600 euro al mese. Servono 700 persone! A Paternò sfruttiamo la sinergia con l’Università di Catania, che è grande».
Paternò è la città natale di Ignazio La Russa. Una coincidenza?
«Ma i La Russa non hanno il collegio elettorale a Paternò! E poi i larussiani sono sparsi in tutta Italia. Abbiamo sfruttato condizioni economiche molto vantaggiose, anche per l’acquisizione dei locali».
Vuol dire che dal punto di vista economico conviene lasciare il call center in Sicilia?
«Gli investimenti a Paternò sono già ammortizzati. Trasferire il servizio in Lombardia sarà invece molto costoso: per consolidare il servizio al Nord servono 15 milioni di euro e 700 persone, da trovare senza fare assunzioni».
Nemmeno un’assunzione con il trasferimento del call center in Lombardia?
«La delibera esclude assunzioni e chiede di reperire settecento persone tra il personale già dipendente dalla Regione. Non sarà facile, perché servono competenze specifiche. Può sembrare banale, ma non è il call center dell’Alitalia o dell’Inps, si tratta di smistare le prenotazioni in tutti gli ospedali della Lombardia. E poi c’è un problema di sede: si farà a Milano o a Brescia? come si sposteranno i dipendenti all’interno della Regione che saranno chiamati a lavorare al call center?».
Si dice che la Lega sia interessata ad acquisire il controllo di Lombardia Informatica. Le risulta?
«Siamo onorati di suscitare interesse. Io lavoro in Lombardia informatica da 13 anni e non abbiamo mai avuto perdite.

Non esiste una società pubblica in house con la nostra efficienza: grazie alla Regione siamo cresciuti, passando da 40 a 220 milioni euro l’anno di ricavi. I 10 milioni di ricavi del Call center rappresentano appena il 5 per cento del totale. Anche se dovessimo venderlo, non cambierà niente».

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