Gian Marco Chiocci - Simone Di Meo
Il pallone sporco rotola anche (e soprattutto) a Napoli, la città della vecchie foto-choc tra Diego Armando Maradona e il boss Carmine Giuliano dove oggi le inchieste della magistratura disegnano scenari inquietanti di interessi incrociati tra una parte del mondo sportivo e la camorra che scommette. Sì, perché la grande differenza rispetto all’indagine di Cremona, dove la presenza della malavita è tutta ancora da dimostrare, è che i pm partenopei si sono imbattuti, fin da subito, nella Bestia, finendo spesso a occuparsi di partite truccate e scommesse clandestine partendo da ben altri spunti investigativi. Come accaduto, ad esempio, ai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, vicino Napoli, che, nel 2010 sono sulle tracce di un pericoloso narcotrafficante di Scampia. Intercettando i telefoni dei guardaspalle del capoclan, i militari si accorgono che i camorristi scommettono – e forte – su match considerati sicuri. Scommettono e vincono, ça va sans dire. Non immaginando di essere spiati dai carabinieri, i criminali spiegano in diretta com’è che funziona ’o gioco. Illuminante è l’intercettazione in occasione della partita di Lega Pro fra Andria-Real Marcianise. I militari ascoltano il boss che discute animatamente con un tale Francesco delle deludenti prestazioni della squadra campana, su cui ha puntato e che, sulla base delle informazioni in suo possesso, dovrebbe vincere la gara (“Ma com’è che non segnano questi mongoloidi? Devono passare tanti guai, loro e tutta Caserta… però ti faccio vedere che al 90esimo vince e segna uno a zero il Marcianise… e poi ti faccio vedere come finisce questa partita…”). Per la cronaca la partita finisce come previsto dal boss.
Il confine tra frode sportiva e chiacchiere da bar, però, è sempre particolarmente sottile, e spesso nei filoni d’indagine che riguardano camorristi e scommesse truccate, finisce anche chi, con quel mondo, nulla c’entra. È il caso, tra i tanti, delle intercettazioni in cui rimangono coinvolti indirettamente fratelli Fabio e Paolo Cannavaro, mentre parlano al cellulare con il loro procuratore Enrico Fedele, “attenzionato” lui sì dagli investigatori. Intercettazioni che non hanno alcuna rilevanza penale e che non configurano alcun tipo di illecito a loro carico, ma che dimostrano come, molto spesso, le indagini sul mondo del calcio marcio nascondano insidie e trabocchetti. Come il caso di Mario Balotelli, di cui si cita nell’informativa il suo presunto tour nelle piazze di spaccio di Secondigliano, in occasione di un viaggio napoletano collegato al premio Golden Goal. Un tour conclusosi con una raffica di fotografie nelle quali comparirebbero anche alcuni brutti ceffi del rione. La notizia agli 007 dell’Arma la passa un confidente di provata affidabilità che rivela la “presenza del noto calciatore dell’Inter Mario Balotelli nel rione dei Puffi (rione sito al viale della Resistenza lotto P del quartiere Scampia) nella mattinata dell’08.6.2010 in compagnia di due elementi di spicco di due dei più potenti clan della periferia nord di Napoli, ovvero Salvatore Silvestri del clan Lo Russo ed Esposito Biagio del clan degli Scissionisti. La fonte asseriva – si legge ancora nell’informativa – che proprio il Balotelli, che si trovava a Napoli in occasione del premio Golden Goal, aveva chiesto di visitare i famigerati luoghi dello spaccio di Scampia tanto pubblicizzati nelle cronache e che per soddisfare la sua richiesta la ‘paranza’ dei Puffi gli abbia mostrato le modalità con cui si consuma lo spaccio quotidiano e che successivamente sia stato ospitato in una dependance del rione per scattare delle foto ricordo con il Silvestri, con l’Esposito e con altre persone ivi presenti”.
Mino Raiola, procuratore di Balotelli, contattato dal Giornale cade dalle nuvole: “Non confermo e non smentisco solo perché non so come sono andati realmente i fatti e se questi fatti si siano verificati. Quel che so di sicuro è che Balotelli non ha avuto mai alcun tipo di rapporto con la criminalità organizzata. Se, e ripeto se, Mario è effettivamente andato a Scampia perché curioso di vedere quei luoghi tristemente noti, ha voluto solo soddisfare una curiosità. Certamente non sapeva che le persone con le quali si accompagnava erano legate ai clan come scrivono i carabinieri. Intorno al mondo del pallone gira tanta gente, impossibile sapere con chi si ha a che fare. E comunque questo riferimento a Balotelli nulla c’entra con le scommesse. Scrivetelo bene”. Detto, fatto.
Il team investigativo di Castello di Cisterna, guidato da Michele Meola e Giuseppe Iannini, al termine delle sue indagini su camorra e scommesse trae le conclusioni e scrive: “Le indagini hanno permesso di accertare il coinvolgimento nel mondo delle scommesse clandestine e quindi di partire truccate di diverse squadre di calcio di serie semi professionistiche le quali attraverso la complicità di alcuni calciatori e procuratori legali comunicano al clan degli Scissionisti l’esito della partita onde consentire ad alcuni elementi di spicco del clan di puntare ingenti somme di denaro”. Le partite del campionato semi professionistico 2010 finite nel mirino sono Andria-Real Marcianise ed Empoli-Salernitana, mentre le squadre “attenzionate” sono Modena, Ancona, Crotone, Salernitana, Real Marcianise e Andria. C’è da aggiungere che nel dossier dei carabinieri ci sono anche tre partite del Napoli dello scorso campionato (ma il club non è sotto inchiesta): Cagliari-Napoli (il match di cui discutono i Cannavaro con Fedele, a proposito della mancata convocazione in prima squadra del bomber azzurro Hoffer, nonostante le tante assenze in attacco), Chievo-Napoli e Napoli-Parma. A proposito di quest’ultima, i militari aggiungono un’ultima annotazione all’informativa inviata nell’agosto scorso al procuratore federale Stefano Palazzi: “Questa pg veniva a conoscenza del fatto che molte persone riconducibili al clan Lo Russo e degli scissionisti, durante l'intervallo tra primo e secondo tempo, abbiano effettuato svariate scommesse con puntate piuttosto elevate sulla vittoria del Parma.
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