Economia

Campari beve Glen Grant? Ok dalla Borsa

da Milano

Glen Grant potrebbe finire presto nell’orbita di Campari. Per ora si tratta di indiscrezioni che Campari preferisce non commentare ma la prima a crederci è stata Piazza Affari dove ieri il titolo del gruppo italiano è stato sotto i riflettori per tutta la seduta fino a chiudere con un progresso del 2,8% a quota 6,03 euro. Molto dipenderà da quanti concorrenti si faranno avanti e da quale sarà il prezzo richiesto dal gruppo francese Pernod Ricard, attuale proprietario del marchio di whisky, ma la scommessa appare giustificata. L’amministratore delegato Enzo Visone non ha infatti mai nascosto l’interesse di Campari a rafforzarsi nei superalcolici, i cosiddetti «spirits» sfruttando i 500 milioni disponibili in cassa. Dopo le indiscrezioni di stampa circolate la scorsa settimana il tema è stato ieri al centro di un flash sul mercato curato dagli esperti di Caboto (gruppo Banca Intesa). Glen Grant ha ricavi per 80 milioni circa ma complice la notorietà del marchio, Campari potrebbe riconoscere multipli generosi fino a chiudere l’acquisizione per un controvalore superiore a 160 milioni. Campari conta di arrivare a dicembre con 800 milioni di fatturato (di cui Glen Grant rappresenterebbe quindi un ulteriore 10%) ma le sinergie più importanti «sarebbero sotto il profilo della distribuzione sfruttando la rete Campari» spiega un analista sottolineando come l’«acquisizione dovrebbe favorire i margini del gruppo».

Glen Grant sarebbe solo l’ultima tessera della campagna acquisti di Campari che dal ’95 al 2003 si è assicurato marchi come Cynar, Ouzo 12, Cinzano, Dreher, Skyy Spirits, Zedda Piras, Sella & Mosca, Riccadonna e Aperol.

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