Milano vuole riprendersi Milano. La mappa delle aree dismesse, degli insediamenti nomadi, degli edifici dismessi e delle baraccopoli parla da sola.
«A chi continua ad assicurare che Milano è una città sicura e che non servono altri uomini delle forze dellordine, rivolgo un invito personale ad andarsi a fare un giro in certe zone periferiche, chiedendo il parere di chi, da quelle parti, ci abita - dichiara, in maniera un po provocatoria ma efficace, il vicesindaco con delega alla sicurezza, Riccardo De Corato -. Intorno alle roulotte e alle baraccopoli, infatti, ci sono insediamenti, negozi. E il Comune, da solo, non ha strumenti per promuovere e difendere la vivibilità in una città che ha 11 campi rom autorizzati, 27 baraccopoli, 26 vie con stazionamenti di nomadi, 21 aree e 72 edifici dismessi e pieni di degrado umano».
«Tuttavia non sono soltanto gli interventi che mancano: è lassenza di una programmazione di questi interventi a fare la vera differenza. E quella viene dal governo. Anzi, dovrebbe venire dal governo che, in realtà, sembra disinteressarsi di Milano - insiste De Corato -. Sì, Roma continua a non voler parlare di emergenza per la nostra città. Ma non si pronuncia sullarrivo incontrollato e giornaliero di romeni, ormai cittadini comunitari e quindi liberi di andare e venire come e quando vogliono. Mi assicuro personalmente che i vigili vadano a controllare la situazione pesante creatasi nelle aree dismesse. Anche il prefetto Gianvalerio Lombardi sta monitorando queste realtà».
«Milano ha fatto e sta facendo tutto quello che può: dopo il Comune di Firenze, la nostra città ha la spesa sociale più alta dItalia - conclude il vicesindaco -. Con il sindaco Gabriele Albertini avevamo speso un milione di euro per il primo campo di via Triboniano. Adesso ne stiamo stanziando 500mila per il secondo campo e non dimentichiamoci il terzo campo al quale provvederà la Provincia.
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