nostro inviato a Kiev
Essere o non essere, questo è il problema. Essere degni del titolo mondiale, e provare perciò a vincere, o non essere presuntuosi e provare a riscuotere un altro punticino: ecco il quesito rivolto agli azzurri reduci dallultimo test allo stadio Olimpico di Kiev. Le loro risposte autorizzano a pensare che dentro lo spogliatoio ci sia una sola anima, una sola idea in testa. Fabio Cannavaro, il capitano, la spiega così: «Dobbiamo essere cinici, cioè italiani, sfruttare le poche occasioni a disposizione e farne tesoro». Che vuol dire, insomma, una sola cosa: che nessuno si avventuri in avanti, perché è meglio evitare i contropiedi degli ucraini. «Anche perché - come ricorda Ambrosini, uno che se ne intende e che conosce bene il rivale - di Andriy Shevchenko è bene non fidarsi, specialmente quando è reduce da un periodo negativo, in cui viene maltrattato dal proprio club e coccolato invece dalla sua nazionale», manda a dire Ambrosini, che non ha alcuna voglia di riprendere conoscenza del talento balistico del suo ex amico Sheva. Solo Cristiano Lucarelli, candidato a giocare qui in Ucraina, che è ormai la sua seconda patria calcistica, forse per dimostrare a Mircea Lucescu che poi lui non è così male, la pensa in modo diverso dai suoi sodali. «Qui con lUcraina non si decide un bel niente, si decide solo in caso di vittoria, il vero scontro determinante è quello con la Scozia, fatevene una ragione», spiega ai cronisti che gli raccontano del nervosismo del ct Donadoni.
A questo punto, sembra quasi una benedizione la posizione mediana di Gianluigi Buffon, il portierone ammirato contro la Francia, di cui cè sempre bisogno per salvare la pelle. «Ci vuole una nazionale un po più viva rispetto a quella vista con la Francia», racconta. Alzi la mano chi ha voglia di dargli torto.
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