Altro che "buona fede", i costruttori hanno guadagnato nell'ignorare le leggi. Non solo. In un caso, l'indagato è già a processo per una vicenda fotocopia e non può quindi sostenere di essere stato all'oscuro delle regole urbanistiche. Su queste basi la Procura presenta ricorso al Tribunale del riesame contro la decisione del gip che di recente ha revocato il sequestro del cantiere di viale Papiniano 48. Sequestro d'urgenza che era stato appunto disposto dieci giorni prima dalla stessa Procura.
Il gip Sonia Mancini - per la prima volta in un'indagine sui presunti abusi edilizi - aveva stabilito che l'imprenditore Salvatore Murè e il progettista Mauro Colombo sarebbero stati in "buona fede" e che il privato è stato fuorviato dai "comportamenti del Comune" che ha cambiato orientamento in corsa sull'urbanistica. Questo nonostante avesse riconosciuto la "assoluta" illegalità del progetto che prevede (autorizzata da semplice Scia) una torre di otto piani dopo la demolizione di un immobile di quattro piani. L'area è tra l'altro sottoposta al vincolo "Naviglio Grande" e al vincolo regionale "Nucleo rurale di interesse paesaggistico".
Per i pm tuttavia, non può esserci alcuna "ignoranza inevitabile" di aver commesso abusi edilizi perché - riporta Lapresse - un costruttore e un architetto, esempi di un "operatore economico esperto", non possono invocare la buona fede dopo aver tratto "vantaggi economici lucrabili" da quella medesima pretesa ignoranza. Anche solo davanti a un dubbio o a una supposta "oscurità" delle norme devono piuttosto fermare i cantieri per cautela e in attesa di "conseguire la corretta conoscenza" delle regole. Tra l'altro nell'atto di appello i pm Giovanna Cavalleri e Luisa Baima Bollone, con l'aggiunto Tiziana Siciliano, si domandano come sia possibile che l'architetto Colombo, indagato per lottizzazione abusiva e abusi edilizi, sostenga di essere all'oscuro dei paletti normativi, "a maggior ragione" considerato che si trova già a processo per gli stessi reati in relazione al caso di via Fauchè. I pm citano inoltre le comunicazioni del periodo 7-16 ottobre 2025 fra la Papiniano 48 srl e Palazzo Marino in cui il Comune "ribadisce la totale inidoneità ad oggi della Scia" per "legittimare l'intervento edilizio", al contrario realizzabile "solo tramite adozione di un piano attuativo". Il Comune ha "chiaramente informato gli indagati" a proposito del cantiere di viale Papiniano 48 "della illegittimità della Scia". La Procura dunque torna a invocare il sequestro del cantiere e cita la giurisprudenza di Cassazione e Consiglio di Stato già intervenuti sulla questione.
Non si può "trovare giustificazione", ribadiscono gli inquirenti, in coloro "che svolgono professionalmente una determinata attività" e che sono tenuti a un "dovere di informazione" più "rigoroso" di quello richiesto al "comune cittadino".