Canto ambrosiano, ecco i custodi della tradizione

A Milano c’è un tesoro che non sta chiuso nei musei e che è più conosciuto e stimato fuori dalla città e all’estero: è il canto ambrosiano, che risale ai tempi di Sant’Ambrogio e da diciassette secoli accompagna l’unico degli antichi riti liturgici non romani che continua ad essere celebrato da un numero consistente di comunità. Per conoscere questo tesoro basta recarsi, da ottobre a giugno, ogni domenica, nella basilica di Sant’Ambrogio. Qui, alle 11 di mattina, per volontà dell’abate, il vescovo Erminio De Scalzi, la messa solenne è accompagnata dalla cappella musicale ambrosiana diretta dal maestro Giovanni Scomparin, impegnato insieme ad alcuni studiosi a mantenere viva questa eccezionale tradizione, valorizzandola e tenendola legata al rito liturgico.
Dotato di una propria scrittura musicale risalente all’epoca gotica, che utilizza il rombo invece del quadrato gregoriano per disegnare le note, il canto ambrosiano è stato e continua a essere a rischio di estinzione o di cristallizzazione come fenomeno esclusivamente musicale o museale. «È più facile salvare dei codici, e ne esistono di bellissimi - spiega il maestro Scomparin al Giornale - ma salvare un canto lo si può fare soltanto continuando a cantare».
«Non si tratta - osserva Angelo Rusconi, musicologo, studioso di musica medievale - di fare dell’archeologia musicale: il canto e il rito ambrosiano sono la storia della Chiesa ambrosiana, della città di Milano, dell’Europa. Sant’Ambrogio è il grande inventore dell’innologia. Sant’Agostino nelle sue Confessioni racconta di non aver potuto trattenere le lacrime ascoltando il canto ambrosiano. Ed è giusto che questa tradizione viva nel suo contesto, che è quello liturgico».
La cappella di Sant’Ambrogio, diretta da Scomparin, lo scorso ottobre ha cantato i vespri ambrosiani di San Luca nella cattedrale di St. Paul a Boston, in occasione del più importante convegno sul canto ambrosiano promosso negli ultimi cinquant’anni, che si è tenuto ad Harvard. Proprio l’università di Harvard ha acquistato all’asta da Sotheby un antifonario del XII secolo. «Spiace notare - affermano Scomparin e Rusconi - che nessuna istituzione milanese si sia sentita in dovere di assicurare alla città il più antico testimone del suo peculiare canto liturgico, che tre anni fa è stato venduto a meno di centomila euro. Anche se forse è meglio così, perché gli americani l’hanno valorizzato e ci hanno costruito un convegno di altissimo livello».
Al contrario di quanto si crede, l’attiva partecipazione dei fedeli, quando la messa è accompagnata dal canto ambrosiano, è comunque significativa, grazie all’alternanza di canti da ascoltare e da cantare insieme all’assemblea. «Si partecipa anche ascoltando - osserva Rusconi - perché è una caratteristica del canto ambrosiano, tradizionalmente monodico, quella di favorire la concentrazione sui testi e dunque la meditazione sui misteri celebrati».


La frequenza alla messa delle 11 in Sant’Ambrogio è andata crescendo in questi anni, e non mancano fedeli provenienti da fuori città e da fuori regione o stranieri, attratti dal tesoro del canto ambrosiano. Una celebrazione particolarmente solenne sarà quella che si terrà proprio oggi, festa del Corpus Domini.

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