A Capalbio si annida il vecchio (ma solo in senso anagrafico)

Voleva essere una battuta, è diventato un dibattito sotto l’ombrellone. Daniele Capezzone, ispido e franco, dice a Magazine che «il nuovo non passa per la prima fila della spiaggia di Capalbio». Il riferimento è impertinente: in quella spiaggia, che poi è lo stabilimento «Ultima spiaggia», delimitato ai lati da rassicuranti pareti di cannuccia, si riunisce da sempre, d’estate, una bella porzione di società politica, finanziaria e giornalistica. Non solo ulivista, in verità. Difatti l’azzurro Nando Adornato, che lì consuma le sue ferie, visto un po’ come un intruso, ha avuto facile gioco nel ribattere: «Già è improbabile che il nuovo stia in Parlamento, figuriamoci a Capalbio. Anzi lì s’è sempre concentrato il vecchio».
Vecchio in senso anagrafico, per carità. In effetti, da Furio Colombo a Fabiano Fabiani, le «pantere grigie» godono di uno speciale trattamento da quelle parti: le vedi, piene di giornali, muoversi in bermuda tra il capanno-ristorante appena dipinto di bianco e il baracchino dei tappeti etnici, ogni tanto un tuffetto nell’acqua ventosa, poi subito dopo uno sguardo al cellulare, perché il pensatoio chiama. Fino all’anno scorso scendeva, verso mezzogiorno, anche Napolitano: cappelluccio in testa e jeans con sandali da pensionato, sfoderava l'Unità e leggeva fino all’ora di pranzo.

Oggi ’o presidente frequenta altri lidi, sembra pure ringiovanito tra le stanze del Quirinale. Eppure com’è saggio quell’epigramma che recita: «Potere e non volere,/ è questa forse la vecchiezza:/ essere ancora disponibile/ e quasi mai disposto».

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