da Milano
Capitalia tira fuori dal cilindro il prestito irredimibile. Nella caccia alla ricca clientela affari, specialmente piccole e medie imprese, lad Matteo Arpe mette sul piatto due miliardi di euro.
Capitalia «resta attiva» sul mercato delle aggregazioni. Ma nel breve periodo sembra che la strada principale per la banca romana sia lo sviluppo per linee interne. Né sembra intimorita dalla struttura del suo capitale dove il patto di sindacato, che vincola il 30%, non la protegge da possibili scalate, anche ostili. Anche se i multipli dei titoli del settore bancario sono piuttosto alti, le acquisizioni dallestero di tipo ostile sembrano oggi difficili e Arpe ha dato un segnale chiaro (nel caso di Intesa) di attenzione ai movimenti di mercato.
Il pacchetto pensato per le piccole e medie imprese, presentato ieri, ha un grado di innovatività alto per il nostro mercato. Lidea è quella di fornire strumenti che permettano alle imprese una crescita dimensionale, diano risorse per acquisizioni e le accompagnino nella crescita tecnologica. Nella prima fase, che durerà diciotto mesi, gli uomini di Arpe stimano in circa duemila imprese le beneficiarie dei nuovi strumenti finanziari, su una platea potenziale di 65mila.
Tra questi il prestito irredimibile è decisamente una novità. Si tratta di un bel gruzzolo, fino a cinque milioni di euro, che Capitalia è in grado di prestare alle imprese, senza garanzie reali, e per tutta la vita dellazienda. E per un costo decisamente competitivo. La banca sostiene infatti che il «pricing» è «unico, introvabile sul mercato: spread pari all1,5% per i primi dieci anni e 2,5 successivamente». Si tratta più o meno, agli attuali tassi, del 5 per cento. Contro una media del costo del denaro per le picole e medie imprese vicina al dieci.
Insieme al prestito irredimibile Capitalia ha poi studiato un pacchetto di nuovi strumenti che vanno dai «mezzanini» agli «acquisition loan».
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