Sarà pur vero che la politica italiana è impazzita, destra e sinistra si rubano i ruoli e non ci si capisce più niente signora mia, ma soltanto ad un burlone può venire in mente di candidare alla successione di Veltroni proprio Massimo Calearo. Sì, il duro leader dei padroni delle ferriere, il falco di Confindustria, colui che il conte Marzotto, anziano e illuminato industriale tessile, quando Veltroni ne annunciò la candidatura così stroncò: «Non capisco questa scelta, è di centrodestra e non porterà voti».
A differenza delle altre «speranze» sventagliate da Bettini, il 53enne Massimo Calearo deve il suo successo a se stesso. Ma che ci azzecca con la sinistra e pure col centrosinistra, il campione del «Veneto forte»? Tantè che da quando lhan messo in corsa per un seggio nel Pd, infila una gaffe dietro laltra. Ve lo ricordate alla prima uscita televisiva, a Ballarò? «San Clemente Mastella ha fatto bene al Paese, perché ha fermato il governo di Prodi».
La domanda alla quale Veltroni e Bettini dovrebbero rispondere è: se bisogna affidare il futuro del Pd a Calearo, perché non rivolgersi direttamente a Berlusconi, che è certamente più bravo?
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