Gian Maria Bavestrello
Ampiezza della gamma cromatica, precisione del dettaglio, studio della luce attraverso la percezione della forma. Un'inedita sensazione di verosimiglianza delle immagini, una costruzione lenta, laboriosa e quasi giunta alle soglie della prospettiva. È un tipico capolavoro fiammingo il Trittico di Sant'Andrea, custodito nella Chiesa parrocchiale di San Lorenzo della Costa a Santa Margherita Ligure. Il Soprintendente ai Beni Artistici e Storici della Liguria, Giuliana Algeri, avvalendosi della collaborazione dell'architetto Susanna Canepa e della restauratrice Franca Carboni, ha curato per le Edizioni Canessa una pubblicazione che ne illustra il contesto ambientale ed architettonico, la storia della committenza, il valore estetico e i recenti interventi che lo hanno restituito al suo splendore. Fra questi, la disposizione su una geniale struttura di acciaio inox progettata da Giulio Versari.
«Il Trittico fu commissionato a Bruges, e precisamente al celebre Hans Memling, da Andrea della Costa, commerciante di allume nativo di San Lorenzo, dopo il matrimonio nel 1492 con la genovese Agnese Adorno - spiega Giuliana Algeri - Memling morì nel 1494, ma l'opera venne ugualmente conclusa nel 1499 da un allievo. Fu quindi inviata in dono da Andrea alla piccola Chiesa del borgo d'origine».
Il dipinto si compone di tre tavole. Al centro è rappresentato il Martirio di Sant'Andrea, a sinistra la scena delle nozze di Cana, a destra la Resurrezione di Lazzaro. Sul retro dei due pannelli laterali sono raffigurati, entro una nicchia, Adamo ed Eva prima del peccato originale e dopo essere mortalmente decaduti dalla felicità edenica. Si tratta dell'unico esempio di arte fiamminga in Liguria mai rimosso dalla collocazione originaria. Tentativi di furto, naturalmente, non mancarono: nel 1564 il Senato della Repubblica di Genova fu lesto nello sventare un piano di appropriazione ordito da un discendente della famiglia di Andrea.
Il trittico rivela non solo la qualità degli scambi culturali del XV secolo, ma anche l'intensità dei commerci fra il Genovesato e le Fiandre, i principali centri economici di epoche in cui la ricchezza era simboleggiata da seta e stoffe preziose, «da quelle vesti sfarzose - fa notare l'architetto Canepa - che indossano proprio le donne dipinte nella tavola delle nozze di Cana». Il libro ha ottenuto il patrocinio del Comune di Santa Margherita.
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