Cappello, sax e la strada come un palco

Cappello, sax e la strada come un palco

«La vita è una ruota». Lo ha scritto Nelu, 62 anni, occhiali fumè, una Coca in mano, disteso per terra a fianco del Duomo vicino al suo sax. Nella custodia dello strumento le monete di una domenica guadagnata suonando in strada. «Dove dormo? Sotto un portico di corso Vittorio Emanuele» racconta.
La vita è una ruota. È questa l’identità più vera, più semplice degli artisti che da piazza San Babila al Cordusio fanno della strada un palcoscenico, dove la vita è qualcosa di diverso da quello che per tutti è, tutti i giorni.
Nelu è romeno. Ha conosciuto i privilegi di una condizione normale suonando in un’orchestra nel suo Paese. Ora non ha nulla. Un sax. Prigioniero politico in Romania, da tredici anni si è fermato qui perchè «i milanesi sono generosi. Anche dieci centesimi ma mi lasciano sempre qualcosa. Spero che mi accada un miracolo e che la mia esistenza ritorni quella di un tempo. Soprattutto per lei». Lei è la nipotina Rebecca, quattro anni, che ha in Romania e di cui tiene le foto in tasca.
Rebecca sa che il nonno vive e dorme «sotto i ponti» come si dice? «Certo. Perché dovrei nasconderglielo». Ride con tutti i suoi denti d’oro, d’oro come il sax. Resiste per la sua «bambina». Invece Florin Bogdan, rumeno anche lui, resiste facendo il bambino. Infila la testa dipinta di bianco con le gote rosse dentro una carrozzina dove c’è il corpo di un pupazzo. Parlotta da neonato con la voce di una vecchio bambolotto. I bambini sono incantati. Quanto lavora? «Tre ore al giorno. Non di più. Faccio dai 30 ai 40 euro. Mi bastano. Non pretendo altro». Sta in una roulotte a Lambrate. Vive sulle ruote di una vita mobile. Non desidera una casa fissa, una famiglia stabile, un conto in banca fermo. Anche per lui la vita è una ruota, seppur in senso diverso dalla frase di Nelu. Gira senza un alto né un basso. L’importante è che giri e che «non si fermi mai. Mi piace fare il bambino in una carrozzina. Il mio lavoro mi diverte».
Il giro di vita di Percy Anibal Zuniga Montes è iniziato quarantatré anni fa in Sudamerica. Sei anni d’accademia artistica a Cusco in Perù. Da dieci fa il ritrattista alla fine di piazza Mercanti. Sta riproducendo una foto datagli da una signora. I suoi ritratti vanno dai venti agli ottanta euro. «Milano è ancora una buona piazza per quest’arte, ma c’è stata un’inversione di tendenza. Quando sono arrivato avevo tanti milanesi che volevano il ritratto e nessun turista. Adesso è l’opposto».

Più attratte le donne che gli uomini da un dipinto che non è lo scatto di un flash ma un volto che ha spesso un’espressione incognita. Non usuale, nascosta, come un movimento degli occhi o delle labbra improvviso.
Solo la mano di un artista lo blocca. Anche di un artista di strada.

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