ARIDO Cercate di non meritarvi mai, donne o uomini che siate, questo epiteto da qualcuno che vi ama o vorrebbe amarvi: più che un insulto è un atto di accusa che suona come la denuncia di una mancanza gravissima e, nel contempo, implica l'ammissione, da parte di chi vi ama, dell'impossibilità di amarvi, perché in voi l'amore, forse non solo per vostra colpa, non attecchisce.
ARRAPATO È entrato nella lingua italiana scritta alla fine degli anni '50. Deriva dal napoletano arrapà, «arrapare», che nasce dall'uso in senso osceno di rapa, l'ortaggio dalla grossa radice il cui nome nel mondo contadino è utilizzato per indicare il membro virile.
BAGASCIA Antichissimo è attestato fin dai primi anni del Trecento , è stato caro a poeti e scrittori di tutti i tempi. Duro ma realistico il quadretto in cui Gabriele d'Annunzio inserisce la sua bagascia: «Cupe finestre ove in attesa/ di prede sta la bagascia/ spandendo sul davanzale/ le sue mammelle/ come pasta che lièviti». Non meno realistico, però più tenero e affettuoso, Carlo Emilio Gadda: «Loderò le plastiche carni delle infarinate Bagasce».
CAPRA È un'ingiuria ad alto tasso offensivo, soprattutto se viene reiterata più volte a gran voce come è uso fare un noto polemista che l'ha resa celebre attraverso la televisione: «Capra! Capra! Capra!» e via urlando fino a che reggono le corde vocali. Come insulto, la parola è il frutto dell'uso figurato e in senso spregiativo dell'ennesimo animale, la capra, da parte dell'uomo (...). Questo è il triste destino degli animali: l'uomo ne metaforizza sempre i nomi scaricando su di essi i propri vizi e i propri difetti.
CIUSCHERO Alticcio, reso allegro dal vino, brillo. È parola scherzosa, che non offende chi è ciùschero davvero perché è contento di esserlo, e ridicolizza, lievemente e quasi benevolmente, chi ciùschero non è e si comporta come tale. Purtroppo è scomparsa dai dizionari.
FIGADORO Donna che fa la preziosa, perché crede di avercela solo lei o aspetta di concederla all'offerente di maggior valore. È un epiteto ingiurioso di livello medio-alto in quanto non va esente, in chi lo pronuncia, da una certa dose di apprezzamento non per la strenua difesa che la proprietaria fa dell'oggetto bensì per l'oggetto in sé. (...) «Figarotta» invece è usata per indicare una donna che non è più vergine. Di solito viene da chi ha contribuito a rendere la donna quella che è, e magari sputa sull'organo in questione giacché non può più averlo.
GESUITA Il mio babbo che, benché sia nato cattolico e che cattolico volle morire, aveva in uggia monaci, frati e preti di ogni tipo, per spiegarmi che cosa volesse dire essere un gesuita, mi raccontò la storia di un gesuita che, alla domanda se si potesse fumare mentre si prega postagli da un ricco signore della cui «coscienza» non voleva perdere il controllo, rispose: «No, non si può fumare mentre si prega. Però si può pregare mentre si fuma».
ISTERICO La parola deriva, tramite il latino, dal greco hystér, «utero», e nell'utero, nel IV secolo a.C., Ippocrate aveva individuato la responsabilità di quella che considerava una vera malattia: a suo parere, l'organo, se irritato, poteva spostarsi su su fino alla gola e provocare un senso di soffocamento, accompagnato da grida, convulsioni, vomito e aggressività. Per chiari motivi anatomici e fisiologici, l'epiteto dovrebbe essere attribuito solo alle donne.
LAVATOIO Donna di cui tutti possono godere, sfogando con lei la propria libidine (...). È stato utilizzato, al precipuo scopo di offendere, da un ingeneroso intellettuale uno di quelli usi a sputare nel piatto in cui mangiano , che ebbe a definire «lavatoio sessuale della letteratura italiana» la poetessa e scrittrice Sibilla Aleramo, nota per i numerosi amanti e le numerose amanti.
NIMBY Persona che, pur essendo in linea di massima favorevole alla realizzazione di opere di interesse pubblico discariche, inceneritori e centrali elettriche o nucleari e strutture destinate a centri per immigrati o altro, si oppone alla loro realizzazione nel territorio in cui vive. La parola è la sigla di N(ot) i(n) m(y) b(ack) y(ard), «Non nel giardino di casa mia» e stigmatizza, con la giusta dose di disistima, il comportamento antisociale di quanti non vogliono avere fastidi o problemi di sorta anche nei casi in cui si tratta di garantire il bene della collettività.
ZERBINOTTO Giovanotto elegantemente azzimato, dai modi affettati e galanti fino al ridicolo.
È un epiteto che oscilla tra l'ironia e il disprezzo, ma non scuote la granitica vanità di un tipo umano che esiste da sempre: la parola che lo indica in italiano fa la sua prima apparizione nel 1611 e deriva dal nome di un personaggio dell'Orlando Furioso, l'elegante Zerbino.
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