Difficilmente gli storici dellarte gli cambieranno il nome (anzi, il soprannome), ma Michelangelo Merisi, universalmente noto come «il Caravaggio», ora «Caravaggio» non è più. Il filo che lo legava al paese bergamasco, come suo paese dorigine, è stato definitivamente spezzato. E a spezzare quel filo non è stato uno storico dellarte o un biografo del genio lombardo, ma Vittorio Pirami, un manager in pensione appassionato sì di storia dellarte, ma che fra le carte della parrocchia di Santo Stefano in Brolo, a Milano, stava cercando tuttaltro.
Invece è venuto a conoscenza del documento che attesta in maniera inequivocabile il battesimo milanese dellartista. «Prima ho scorso il nome, poi come si fa quando si incontra per strada una persona che ci sembra di conoscere, sono tornato sui miei passi e mi sono detto ma quel nome non è quello di Caravaggio?. Allora sono sobbalzato». Così Vittorio Pirami ha raccontato ieri a Il Sole 24 ore il momento in cui si è reso conto dessere di fronte a una scoperta eccezionale: quella che rende Caravaggio milanese di nascita.
Era il 14 febbraio scorso quando lex manager, consultando il registro relativo agli anni 1564-1587, sotto lanno 1571, sotto il mese di settembre e al giorno 30, ha potuto leggere: «Adi 30 fu batz. Michel angelo f.de.f. fermo merixio et d. Luxia de oratoribus/ compare d. fran.co. sessà». Vale a dire: «Oggi 30 settembre fu battezzato Michel Angelo, figlio del signor Fermo Merisi e della signora Lucia Aratori. Compare il signor Francesco Sessa». Fermo Merisi e Lucia Aratori erano appunto i genitori dellormai «cosiddetto» Caravaggio (mentre resta da capire chi fosse quel Francesco Sessa). Inoltre, la nascita del Merisi era quasi certamente avvenuta il giorno prima, il 29 settembre, festa di San Michele Arcangelo, come aveva già sostenuto nel 1985 Maurizio Calvesi. Prima di lui la storica dellarte Mia Cinotti aveva prodotto un documento che fissava lanno di nascita del pittore al 1571, ovvero due anni prima di quanto sino ad allora si riteneva. E anche quel documento proveniva da una chiesa milanese, quella di santa Maria alla Passarella (che si trovava dalle parti di corso Vittorio Emanuele, dove oggi cè la galleria Passarella).
«Cercavo notizie sugli scultori di fine 500 - ha spiegato Pirami - e consultando i registri dei battesimi di Santo Stefano in Brolo mi sono imbattuto nel documento che riguarda il Caravaggio. Ero nellArchivio storico diocesano. Ne ho subito parlato con il direttore monsignor Bosatra. Gli ho detto che era Caravaggio e lui mi ha invitato alla prudenza. In effetti cerano molte cose fuorvianti. Il nome della madre, ad esempio, era storpiato, ma è vero anche che la donna non poteva essere presente al battesimo perché allora le puerpere rimanevano a casa per quaranta giorni». Poi, dopo i rilievi degli specialisti, «perché certo i documenti erano battuti dal tempo, si è scoperto che era proprio come io avevo supposto», ha detto con orgoglio Pirami, che trentanni fa aveva cominciato a frequentare Lettere alla Statale di Milano, interrompemdo poi gli studi.
Ora ha visto premiata la sua tenacia: «La storia dellarte è una passione che mi porto dietro da anni. In pensione ho deciso di rimettermi a studiare». Così ha seguito, da uditore, lezioni di storia dellarte, paleografia, diplomatica, frequentando corsi, entrando in contatto con gli esperti e bazzicando lArchivio di Stato e quello diocesano. Appagato? «È una grande soddisfazione - ha ammesso lex manager -, è vero che ci è voluta fortuna, ma niente avviene per caso. Ora però non mi fermo: mi piacerebbe scoprire la casa natale di Caravaggio». E se i milanesi gli saranno grati per la scoperta, Pirami ha un pensiero per i bergamaschi, diventati «orfani» di uno dei più celebri artisti italiani: «Molti a Caravaggio sono delusi, lo so e mi dispiace. Ma non posso farci niente, la verità è nelle carte».
Quello che resta da chiarire ora è perché la famiglia Caravaggio, che a Milano abitava vicino a santa Maria alla Passarella, dove fu battezzato laltro figlio, andò a battezzare Michelangelo in Santo Stefano in Brolo. «Non si sa dove abitavano - ha spiegato Pirami - e forse, visto che è documentata una lite per un contratto daffitto, erano ospiti di amici. Forse proprio di quel Francesco Sessa che fa da compare al battesimo di Michelangelo. Ma sono supposizioni: finora ho trovato solo un Bernardino Sessa. Dalla casa ipotizzata della Passarella a Santo Stefano ci saranno 300-400 metri.
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