
Otto capolavori come mai li avevamo visti prima, per rispondere a una semplice domanda: che cosa si nasconde dietro (e dentro) un'opera d'arte? Lo racconta bene "Art form Inside. Capolavori svelati tra arte e scienza", al piano nobile di Palazzo Reale (da oggi fino 6 gennaio), a cura della Fondazione Bracco e con la consulenza scientifica di Isabella Castiglioni e Stefano Zuffi.
È una mostra a ingresso libero e interamente multimediale, lo chiariamo subito, ma di notevole fascino. Scandita su otto sale, presenta, ciascuno per ogni ambiente, otto capolavori riprodotti in scala 1 a 1 rispetto all'originale: eccoci allora davanti alla deliziosa "Dama" del Pollaiolo (opera-simbolo del Museo Poldi Pezzoli) o alla strepitosa "Buona ventura" del Caravaggio (il cui originale è esposto ai Musei Capitolini) o ancora anch'essi tesori del Poldi l'imponente "San Nicola da Tolentino" di Piero della Francesca e la delicata "Madonna della rosa" di Giovanni Boltraffio. Senza dimenticare ed è una delle sale più impressionanti per la portata del progetto multimediale lo scomparto dell'Armadio degli argenti, magistrale opera di Beato Angelico conservato al Museo di San Marco di Firenze, ora esposto in originale nella grande mostra-evento sul "frate pittore", a Palazzo Strozzi.
"Questa è una mostra di educazione estetica", la definizione del direttore di Palazzo Reale Domenico Piraina, aggiungendo che si sono già prenotati per visitarla 1.500 studenti. "Abbiamo realizzato una mostra educational che testimonia come arte e scienza siano facce dello stesso amore per il sapere", ribadisce Diana Bracco che della Fondazione Bracco e del Gruppo Bracco è presidente. "Con questo progetto continua spieghiamo e mostriamo al grande pubblico il valore delle tecniche di imaging diagnostico, di cui siamo leader nel modo. Possiamo accostarci a capolavori tra il Quattro e il Settecento da una prospettiva diversa: le tecniche scientifiche che usiamo ci raccontano infinite storie. Ci dicono, ad esempio, che ripensamenti ci sono stati durante la produzione di dipinto, che pigmenti sono stati usati, svelano dettagli nuovi". Aggiungendo di aver voluto "portare alla luce l'autorialità femminile, troppo a lungo sottovalutata, osteggiata o dimenticata", portando in mostra e utilizzando come copertina del bel catalogo, il "Ritratto di Emanuele Filberto I di Savoia" (1632-37) di Giovanna garzoni.
In mostra l'emozione non manca, anche grazie a un allestimento di impatto che spiega, attraverso video, pannelli e immagini, perché le analisi diagnostiche non invasive facciano un gran bene all'arte. "Possiamo applicare ai capolavori gli stessi strumenti che usiamo con il nostro corpo: la diagnostica per immagini che usiamo è infatti mutuata dalla medicina non invasiva. La tac, ad esempio, ci dà una misura dello stato di conservazione di un'opera, mentre i raggi infrarossi così come quelli ultravioletti possono essere utili a rivelare il disegno preparatorio sottostante e aiutano a distinguere i pigmenti".
Di Beato Angelico scopriamo così una mappa ancor più intensa e varia di colori, della Dama del Pollaiolo arriviamo a cogliere il dettaglio del nastro del ventaglio, di Boltraffio veniamo a sapere che preferiva lavorare a mano libera, mentre sotto "La Buona Ventura" del Caravaggio compare, grazie a radiografie digitali e complesse analisi matematiche, una Madonna dormiente. A guardarla così, "da dentro", l'arte ci appare ancor più bella.