Maria Sorbi
Fra cinque anni Milano avrà la sua cittadella della giustizia, la maxi-area che comprenderà tribunale e nuovo carcere. Il progetto comincia a prendere forma e ieri è stato fissato il primo tassello del puzzle: la firma dellaccordo di programma da parte delle istituzioni, del ministro della Giustizia, della sovrintendenza ai beni culturali. Tra una decina di giorni sarà costituita la commissione tecnica per lindividuazione dellarea. Si parla della periferia milanese, purché ben servita dai mezzi pubblici, o al massimo di una zona nellimmediato hinterland.
I costi complessivi per il progetto si aggirano intorno ai 600-700 milioni di euro, in base alle prime stime, più della metà della cifra spesa per costruire il polo fieristico di Rho-Pero. Il 90 per cento delle spese verrebbe coperto da un'operazione di autofinanziamento, grazie alla cessione, in parte a soggetti pubblici e in parte a soggetti privati, di Palazzo di Giustizia e del carcere di San Vittore subito dopo il trasloco e la ristrutturazione. Si potrebbe poi fare affidamento sui fondi statali per l'edilizia carceraria. Il blocco dei finanziamenti agli enti locali nella manovra economica statale viene visto dal ministro alla Giustizia, Clemente Mastella, come un ostacolo facilmente aggirabile che non comprometterebbe il progetto della cittadella: «Questa è la Finanziaria del prima, vedremo come sarà quella finale, dopo il grido di dolore degli enti locali. La manovra è come un presepe dove va messo a posto il bambinello».
Sulla questione dei tempi, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, preme sull'acceleratore, tanto da meritarsi l'appellativo di «Ferrari istituzionale» da parte del presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati. Entro la fine dell'anno verrà individuata l'area, il 2007 sarà impiegato per sbrigare tutte le pratiche e all'inizio del 2008 verranno aperti i cantieri. Con l'obbiettivo di essere pronti per il 2011. «In Lombardia - puntualizza Formigoni - ci siamo posti l'eccellenza come dovere quotidiano» e già da ora si fa di tutto per rispettare la tabella di marcia, serratissima.
Nulla, a parte una firma, è stato scritto, ma già si immagina una carcere che abbia ampi spazi per i laboratori e per le attività di reinserimento dei detenuti, un palazzo di giustizia che comprenda anche un'area da destinare alle abitazioni di chi si trasferisce a Milano. Altro che celle con le pareti sature di umidità e archivi dove la gestione dei fascicoli è diventata quasi impraticabile. Ci sarà spazio anche per il Tar e per la Corte dei Conti. «Lasceremo alle spalle - annuncia Penati - le aule inagibili nelle quali non si potevano nemmeno inaugurare gli anni giudiziari e tutte le inefficienze di strutture obsolete». Carcere e palazzo di giustizia lasceranno i vecchi edifici, uno dellOttocento e l'altro del 1930, e saranno costruiti per rispondere alle nuove esigenze di giustizia, sovraffollamento dietro le sbarre compreso.
Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, immaginando quello che sarà il nuovo polo, torna a premere anche su un altro cambiamento, sulla carta, per migliorare la gestione della giustizia: la possibilità del processo per direttissima per i casi di violenza sessuale accaduti per strada e la facoltà per i Comuni di costituirsi parte civile a sostegno delle vittime.
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