Il presidente della Consob, Lamberto Cardia, smentisce su tutta la linea lex amministratore delegato della Banca popolare italiana, Gianpiero Fiorani. E lo fa in qualità di testimone davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Milano sgombrando il campo dallipotesi di aver incontrato privatamente il banchiere di Lodi che voleva spiegargli loperazione messa a punto per scalare lAntonveneta.
Il numero uno della Commissione, incalzato dalle domande dei legali dellex governatore della Banca dItalia Antonio Fazio e dello stesso Fiorani, ha negato di aver incontrato nei primi giorni di febbraio del 2005 Fiorani nella sede di Milano della Consob: «Lincontro non è avvenuto» e «ho una prova documentale» di essere stato in quei giorni tra Roma e Città del Capo per impegni di lavoro, ricordando peraltro che per accedere allinterno degli uffici della Consob «non ci sono porte di servizio». Casomai, ha ammesso Cardia, Fiorani «lho visto a Roma l8 marzo in occasione della sua convocazione» in Consob. E «successivamente in una circostanza non gradevolissima il 9 aprile in provincia di Bolzano per un dibattito» organizzato dalla magistratura. «Alla fine della colazione» di lavoro, ha raccontato il numero uno dellautorità di vigilanza sulla Borsa al presidente del collegio Gabriella Manfrin, «quando mi alzai da tavola si alzò immediatamente anche lui e mi disse che la Consob lo stava tartassando e che quindi mi voleva parlare. La cosa sgradevole fu che, mentre mi ripeteva che mi doveva parlare, mi prese per un braccio e mi fece cadere qualche pezzetto di frutta dal mio piatto. È stata una cosa davvero spiacevole».
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