Caressa: «Meglio un po’ di nostalgia e sentirsi ogni giorno almeno 5 volte»

Un’estate intensa, passata più all’estero per lavoro che in vacanza con la famiglia. Solo in Sudafrica, sui campi dei Mondiali di calcio, Fabio Caressa, giornalista sportivo e inviato di Sky, è rimasto quaranta giorni. Lontano dalla moglie Benedetta Parodi, anche lei giornalista, e dai loro tre bambini: Matilde, Eleonora e Diego, di 8, 6 e un anno. Ma nonostante il distacco forzato e la nostalgia di casa Caressa si dice contrario alle trasferte di lavoro con famiglia al seguito: «Non l’ho mai fatto e non credo che lo farò».
Per quale motivo?
«Perché quando sono fuori per lavoro non ho praticamente tempo libero e potrei passarne pochissimo con i miei figli e mia moglie. In Sudafrica ho lavorato intensamente e i miei si sarebbero annoiati molto. Al mare invece si sono tanto divertiti: sarebbe stata una cattiveria portarli con me solo per poter cenare con loro la sera o per avere compagnia. Quando io e Benedetta eravamo fidanzati, mi ha seguito in un paio di trasferte in Italia, mai all’estero. Naturalmente era bello averla lì, ma era quasi sempre sola».
Però sarebbe bello avere i suoi familiari vicino anche in viaggio.
«Sarebbe scontato dire che in Sudafrica mi sono mancati e che il primo istinto egoistico mi avrebbe portato a trasferirli tutti lì. Credo però che neppure per me sarebbe stato positivo. Il lavoro richiede concentrazione e le trasferte per gli eventi importanti sono vere full immersion. I familiari si meritano tempo e attenzioni, come potrei darglieli se lavoro sempre?».
Come ovviate alla lontananza?
«Ci sentiamo almeno cinque volte al giorno. I bambini mi chiamano in qualunque momento, appena hanno qualcosa di nuovo da raccontarmi, anche il più piccolo interagisce con la cornetta a modo suo. Dirò di più: non sono neppure un fanatico di Skype, mi rattrista un po’, mi fa sentire più un emigrante che un inviato. Dover rispettare orari fissi, vedere casa nostra e gli oggetti dei miei figli, mi mette nostalgia. Preferisco il caro, vecchio telefono. Così possiamo comunicare ogni volta che ne abbiamo voglia».
Viaggi d’affari e di piacere quindi rimangono ben distinti.
«Non credo che mi porterò la famiglia nelle trasferte future di lavoro. In compenso pensiamo di fare tanti viaggi insieme. Ci piace andare in giro per conto nostro, con tutto il tempo da dedicare l’uno all’altro.

Cominceremo l’anno prossimo, io e Benedetta stiamo già studiando i rispettivi impegni lavorativi e scolastici per programmare alcuni periodi con i bambini in Europa, per fargli conoscere posti nuovi e non perderci nulla delle loro scoperte».

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