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La Carfagna vuol lasciare governo e Pdl Fini a Bossi: "Non ho paura del voto"

Il ministro delle Pari opportunità pronta a lasciare esecutivo e partito, dopo la lite con la Mussolini: "Amareggiata". Telefonata del premier. Da Bondi alla Prestigiacomo: la solidarietà dei colleghi. Il Senatùr: "Fini ha paura di andare al voto". Il presidente della Camera: "No, ma non servirebbe al Paese". Dopo il video di Fini che sembrava offrire la pace (guarda), la smentita di Fli: "Pronti a votare la sfiducia, nessuna divisione". Poi: Berlusconi, forte dei sondaggi, pensa al predellino bis

La Carfagna vuol lasciare governo e Pdl 
Fini a Bossi: "Non ho paura del voto"

Roma - Non è un fulmine a ciel sereno. Ma resta comunque una sorpresa. Il ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna è sul punto di dimettersi dal governo e dal Pdl. La Carfagna starebbe valutando l’ipotesi di lasciare l’esecutivo e il partito, all’indomani della votazione di fiducia al governo prevista per il 14 dicembre, a causa di insanabili contrasti con i vertici campani del partito e per "l’incapacità" dei coordinatori nazionali del Pdl di affrontare i problemi interni al partito nella regione. Alla base della scelta anche "gli attacchi volgari e maligni" di esponenti del partito come Giancarlo Lehner, Alessandra Mussolini e Mario Pepe. Chi la ha incontrata e ne ha raccolto lo sfogo la ha vista stanca di ricevere attacchi personali da parte di colleghi di partito campani. "Ho la coscienza pulita, non ho nulla da rimproverarmi". Una cosa però sembra certa: non andrà mai con un altro partito perchè, ha rivendicato: "Sono una persona seria".

Carfagna al passo d'addio Dal ministero si fa sapere che "il ministro non conferma e non smentisce" l’indiscrezione, confermata da diverse fonti del centrodestra. "È un continuo di attacchi contro di lei" fa sapere chi è in contatto in queste ore con il ministro Carfagna. Alla base della crisi gli attacchi e i conflitti politici con il presidente della Provincia di Salerno, Edomondo Cirielli, e con il coordinatore campano del Pdl, Nicola Cosentino, alcune dure prese di posizione di alcuni deputati del Pdl, fra i quali Giancarlo Lehner, le foto che le avrebbe scattato ieri in Aula Alessandra Mussolini, mentre la Carfagna era a colloquio con Bocchino. E anche oggi, in Transatlantico alla Camera, il ministro delle Pari opportunità è stata vista a lungo discutere con il capogruppo di Fli.

La telefonata di Berlusconi La notizia gli è arrivata appena l'aereo di Stato ha toccato il suolo portoghese. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, arrivato a Lisbona per partecipare al vertice Nato ha letto le agenzie di stampa che parlavano delle intenzioni del ministro Mara Carfagna di lasciare governo e Pdl. Subito dopo il premier, a quanto si apprende, ha chiamato la responsabile delle Pari Opportunità e con lei ha avuto una lunga telefonata. Già ieri, viene riferito, il Cavaliere aveva sentito al telefono la responsabile delle Pari Opportunità la quale si era sfogata al telefono per gli attacchi subiti in questi giorni da esponenti di partito e che, ha spiegato, l’hanno profondamente "amareggiata".

La solidarietà dei colleghi Stefania Prestigiacomo si schiera al fianco della collega Mara Carfagna. "Basta fuoco amico su Mara. Si sta alimentando un gioco assurdo ed irresponsabile per accreditare dissidi e distinguo inesistenti. Non è vero - assicura - che Mara Carfagna intende lasciare il Governo. Non può essere messa in dubbio la sua piena lealtà nei confronti del premier Berlusconi e del Pdl". Sulla stessa lunghezza d'onda anche il ministro Bondi: "Desidero esprimere la mia vicinanza al Ministro Mara Carfagna, che rappresenta, sia nell’attività di governo che nell’iniziativa politica del Popolo della Libertà in maniera coerente e significativa, i nostri programmi e i nostri valori più alti". Verdini: "Sono sicuro che la notizia sulle dimissioni di Mara Carfagna sia solo frutto di un pettegolezzo. Peraltro sono già intervenuto in questi ultimi giorni, avendo avuto il consenso di tutti gli attori, per la risoluzione di ogni e qualunque controversia relativa alla Campania". Capezzone: "Mara Carfagna è un ministro stimato e apprezzato, che si sta occupando di pari opportunità in modo efficace e coraggioso. Sono convinto che nessuno possa dubitare della sua lealtà, e ogni polemica condotta su questo terreno va quindi seccamente respinta". Il ministro Gelmini: "Sono prive di fondamento le notizie legate ad una uscita del ministro Carfagna dal Governo e dal Pdl.Basta con il fuoco amico. Questo è il momento in cui invece è necessaria l’unità del partito attorno al presidente Berlusconi".

Bocchino: "La questione non ci riguarda" Sulla questione delle dimissioni minacciate da Mara Carfagna, Italo Bocchino afferma di non aver "nulla da dire". "La questione non ci riguarda - taglia corto il capogruppo di Futuro e libertà - non riguarda Fli. È una questione interna al Pdl, noi siamo un altro partito".

Bossi: "Fini ha paura del voto" Secondo il leader della Lega, Umberto Bossi, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha paura delle elezioni. Interpellato dai giornalisti sul videomessaggio registrato ieri dalla terza carica dello Stato, il ministro delle Riforme afferma: "Penso che Fini abbia paura del voto ma non è l’unico. Anche la sinistra ha paura". E sui finiani che negano che ci sia stata una retromarcia nelle posizioni del leader di Fli, Bossi dice: "Mica può andare in giro a dire che ha preso paura...".  Secca la risposta del presidente della Camera: "Non temo le elezioni, ma non servono al paese".

"Napolitano non farà un governo tecnico" Il leader del Carroccio ribadisce il no della Lega al governo tecnico e aggiunge che il presidente della Repubblica, essendo "saggio", non avallerà una simile ipotesi anche perchè la reazione del paese sarebbe "molto forte". Interpellato dai cronisti a Montecitorio Bossi ha reagito facendo le corna quando è stata ventilata l’ipotesi di un governo tecnico, poi ha spiegato: "Non ci può essere un governo tecnico, io e Berlusconi siamo contrari e se il presidente della Repubblica lo facesse provocherebbe una reazione troppo forte nel paese, ma il presidente della Repubblica è saggio. Il governo tecnico è la speranza di Fini ma non è possibile". 

Fli: "Nessuna retromarcia" Uno stop and go. O un "pit stop", come lo definisce Gianfranco Fini. Il gruppo dirigente finiano si affretta a smentire le ricostruzioni dei giornali che hanno letto nel videomessaggio del leader un'offerta di tregua a Silvio Berlusconi dopo le frasi minacciose pronunciate a Bastia Umbra. E soprattutto a smentire qualunque divisione interna. "Nessuna retromarcia. Noi siamo pronti a votare la sfiducia. Tutti uniti. Interpretazioni errate". Dalle colombe come Roberto Menia ai falchi come Fabio Granata le dichiarazioni di Fli sono tutte sullo stesso tono. Prosegue il muro contro muro con il governo. Anche perché sui siti della galassia finiana è tutto un fiorire di messaggi contro il leader e la dirigenza dopo il video di Fini.

Pit stop o stop and go "Io non faccio il Gran Premio. Siamo al pit stop. Non parliamo di queste cose". Con queste battute il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha risposto a una domanda che, durante un incontro sulla legalità con gli studenti delle scuole novaresi, gli veniva rivolta da un partecipante in merito al ruolo di Futuro e Libertà nell’attuale situazione politica.

Menia e la sfiducia "Io non ho nessuna voglia di andare a votare la sfiducia ma, se mi costringono a farlo, lo faccio. Noi non possiamo continuare con questo referendum 'o con me o contro di me', uno ha anche il diritto di critica, ma non per questo diventa un nemico". Questa la spiegazione di Roberto Menia, deputato di Fli, a Mattino Cinque. Il parlamentare triestino esclude che il gruppo di Fli possa dividersi in occasione del voto di fiducia: "Ognuno di noi quando ha fatto una scelta e non facile di creare un gruppo autonomo alle Camere, di rompere storie politiche, personali e collettive. Non l’ha fatto a cuor leggero. È come ovvio una scelta che comporta una logica di gruppo. Questo è comunque un gruppo che non si spacca, mi pare una favola". Poi una previsione sulla tenuta dell’esecutivo. "Il governo finisce in primavera o potrebbe continuare fino alla fine?" gli viene chiesto. "Che possa continuare l’ho sempre detto - risponde -, ma rimane pur sempre un pronostico 1X2, però anche nell’1X2 ci sono percentuali differenti".

Granata il duro "Non c’è alcun colpo di freno. Nessun cambio di rotta": Granata lo precisa a Omnibus. "Siamo stanchi di chi ci spiega il nostro pensiero. Noi abbiamo ritirato la nostra delegazione dal governo, abbiamo aperto formalmente la crisi. Su questo siamo uniti e coesi fino al giorno 14" dice. "Il presidente della Camera, dando voce alle preoccupazioni del presidente della Repubblica, ha invitato il presidente del Consiglio al senso di responsabilità.

Il problema di quello che farà da grande Silvio Berlusconi non è il problema degli italiani: c’è una crisi nella maggioranza e nel parlamento".

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