La carica dei 500 sindaci. «Vogliamo contare di più»

«Votati per la libertà». Guai a parlare di una nuova corrente nel centrodestra. Altrettanto proibito parlare di secessione o dissenso interno. «Votati per la libertà nel senso di eletti - spiega l’ideatore di quello che per ora si autodefinisce un “movimento spontaneo”, il sottosegretario alle Infrastrutture Mario Mantovani -. Ci vogliamo confrontare sulle iniziative a sostegno del governo». Domani a Milano la carica dei sindaci del centrodestra. Quattrocento, forse 500 in arrivo da Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna. E con loro assessori, amministratori locali, parlamentari e semplici simpatizzanti del Pdl. L’appuntamento è per oggi alle 18 nella sala Orlando dell’Unione del commercio in Corso Venezia 47. A guidarli la fascia tricolore di Mantovani che è anche primo cittadino di Arconate. «Noi sindaci e amministratori - spiega Mantovani - siamo le antenne sul territorio. Gente di trincea perché eletti direttamente dal popolo. Votati e non nominati, captiamo i desideri e siamo pronti a dare un contributo al governo e al premier Silvio Berlusconi».
Al tavolo i ministri Mariastella gelmini e Sandro Bondi, che è anche coordinatore nazionale del Pdl e Guido Podestà, presidente della Provincia e coordinatore regionale del Pdl. «Lo scopo dell’incontro? Far sapere che ci vogliamo mettere a disposizione. Essere parte attiva del progetto del centrodestra oggi che si vede un po’ di foschia». Il riferimento è alle riforme nell’agenda del governo e alla manovra finanziaria che chiede ai sindaci altri sacrifici. «Siamo abituati, i tagli non ci spaventano - assicura Mantovani - Ma devono essere equi e soprattutto per tutti. Giusto dare un segnale forte sui costi della politica, ma non basta ridurre i consiglieri comunali». E cos’altro serve? «Ridurre i parlamentari e accorpare le Province più piccole». La Lega non vuole. «Era nel programma del governo. Basta con questo avanti e indietro. La Lega è un alleato affidabile, ma il Pdl non deve essere succube. Dobbiamo essere in grado di farli riflettere. Questo incontro serve proprio a dire che anche noi abbiamo la nostra da dire». Già pronto un decalogo che parla di merito, federalismo, onestà e dei valori da mettere in pratica «in un periodo delicato in cui la politica sembra avere qualche problema». Cattivi esempi da isolare? «Dobbiamo sempre ricordare - replica Mantovani - che a fianco di chi sbaglia c’è chi fa il proprio dovere con scrupolo e dedizione. Come la maggior parte dei sindaci che troppo spesso si sentono trascurati».

Niente discorsi su correnti o movimenti, anche se Mantovani ammette «qualche difficoltà» a pesare anche all’interno del partito per i voti presi, a «far sentire la nostra voce». Riferimento voluto a Sante Zuffada, eletto consigliere regionale con oltre 19 mila voti senza diventare assessore né membro dell’ufficio di presidenza del Consiglio. Con gran disappunto di Mantovani.

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