Via San Martini, via Fulvio Testi, via Giorgi e via Novara. Sono quattro le strutture individuate dalla Caritas per ospitare i profughi: i posti liberi sono una trentina, non di più. «Per ora - spiega don Roberto Davanzo, direttore della Caritas milanese -, in una prima ricognizione dei posti, abbiamo annunciato questa disponibilità alla prefettura. Quando si presenterà il problema e cominceranno ad arrivare i primi immigrati, vedremo come organizzarci e dove trovare altro posto». Quel che è certo è che i profughi non saranno ospitati nelle stesse strutture aperte per gestire lemergenza freddo. Primo perché può essere pericoloso mettere i neo arrivati a fianco di tossicodipendenti, homeless e persone che stanno affrontando altri disagi, e secondo perché «è poco rispettoso». Il direttore della Caritas lancia un appello alle istituzioni per velocizzare le pratiche di accoglienza e gestire larrivo dei profughi nel migliore dei modi: «Lideale - spiega - sarebbe riconoscerli come richiedenti asilo. Così potremmo inserirli nel percorso riservato ai rifugiati che prevede, oltre allaccoglienza, anche un percorso di integrazione e il riconoscimento di certi diritti». Certo, prima va fatto quello che Davanzo definisce uno «screening» su chi sbarca a Lampedusa. «È necessario capire quanti stanno scappando e quanti invece si sono intrufolati nei flussi migratori e cercano di approfittare della situazione. Poi ci sono i clandestini, per i quali la legge italiana prevede il rimpatrio attraverso i Cie». E proprio largomento Cie (i centri di identificazione ed espulsione) crea qualche prurito tra i volontari Caritas, che ovviamente non sono daccordo con lapertura di un centro a Malpensa, come chiesto più volte dal vicesindaco Riccardo de Corato. «Per noi i Cie sono un limbo pericoloso - spiega Davanzo -. Detto questo, dei nostri volontari ci lavorano per cercare di garantire un minimo di mediazione». La Caritas sposa più lidea sostenuta dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. E cioè pensa sia meglio inviare aiuti nei paesi in cui sono in corso le rivolte per frenare gli sbarchi. «È la linea corretta - spiega Davanzo -. Magari fosse sufficiente inviare aiuti. Noi europei non possiamo ignorare il desiderio di benessere dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo. Non è più pensabile tener separati i due mondi. Abbiamo voluto un mondo globalizzato e senza confini? Ecco, i popoli del Nord Africa hanno perfettamente recepito questo concetto. La loro non è una rivoluzione ideologica o religiosa, ma è una rivoluzione che si basa sulle nostre istanze: salari migliori, lotta alla corruzione, più democrazia. Questo è solo linizio di un lungo processo».
Davanzo smussa i toni usati dal ministro allInterno Roberto Maroni, che ha parlato di «arrivi di massa». «Per ora non esiste nessuna vera emergenza. Sono ripresi gli sbarchi ma non è in corso nulla che assomigli a uninvasione. Capisco le preoccupazioni ma non esageriamo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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