Al Carlo Felice solo Rigoletto riesce a salvare Rigoletto

Al Carlo Felice solo Rigoletto riesce a salvare Rigoletto

Rigoletto salva Rigoletto. Un grande Alberto Gazale venerdì sera ha tenuto in piedi l'opera verdiana con intensa drammaticità, con voce calda e potente e con perfetta padronanza dello spazio scenico. Affiancato purtroppo da un cast poco brillante, in cui fa eccezione Anna Skibinsky (Gilda), che nel corso del secondo e terzo atto si è risollevata e ha comunque sostenuto una prova convincente.
Partenza in sordina per lo spettacolo, con un primo atto musicalmente imbarazzante e che ha ritrovato una sua dignità nel corso della serata, anche se il successo tra il pubblico non è stato dei più entusiasmanti; pochi e brevi applausi a fine opera, silenzi significativi anche a sipario alzato.
Stefano Vizioli ha firmato una regia molto personale, non proprio ortodossa ma d'effetto, in cui rientra anche quel primo atto così schietto che squarcia i veli sul mondo disgustoso del Duca di Mantova, tra orge e orribili nefandezze. Resa molto bene quell’atmosfera di sogno che pervade tutta l'opera, con la vaga nebbia che avvolge il palcoscenico e l'oscurità dominante; e splendida l'idea di lasciare Rigoletto solo con la sua maledizione sulla ribalta, a luci spente, vittima di un destino ineluttabile, straziante. E qui ancora una volta ha fatto tutto Gazale. Proprio dalla disperazione del protagonista nasce un nostro appunto: Rigoletto nell'opera verdiana non desta ribrezzo, ma pietà, compassione. Nel secondo atto, quando palesa ai cortigiani che la ragazza rapita è sua figlia, è questo il sentimento che deve prevalere, non certo lo scherno, come del resto è esplicito nel libretto stesso; non è quindi indovinato il gesto di restituirgli in segno di derisione scettro e cappello.

Secondo appunto, la morte di Gilda in scena; in linea senz'altro con la scelta registica «forte», ma probabilmente lontana dall'etica verdiana, che ligio e rispettoso delle norme della tragedia greca, non avrebbe forse gradito in quest'opera un delitto a vista. Direzione efficace (Carmine Pinto) e buona risposta di coro e orchestra, nonostante qualche sfasamento con i cantanti - specie nel primo atto - nei momenti più concitati.

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