CARLO FONTANA «I miei 15 anni alla Scala»

«I momenti più belli? Gli spettacoli del ’93-’94, Fedora e Rigoletto, e la prima prova nella sala restaurata»

Carlo Fontana torna alla Scala. Quasi due anni dopo il brusco allontamento, l’ex sovrintendente e oggi senatore diessino presenterà il suo libro autobiografico nel ridotto dei palchi che proprio lui aveva intitolato ad Arturo Toscanini, in una delle ultime occasioni pubbliche prima di quel febbraio 2005 che ha segnato la fine dei suoi quindici anni alla guida del Piermarini. Oggi pomeriggio alle 18 parlerà dei suoi ricordi e delle sue riflessioni durante un incontro aperto al pubblico per presentare «A scena aperta. Scala e teatri tra riforme e conservazione» (Electa, 140 pagine, 19 euro). Presenti due star della storia della Scala, la soprano Mirella Freni e l’êtoile Alessandra Ferri. Tra i relatori anche Salvatore Carrubba, che era assessore alla Cultura del Comune quando Fontana fu licenziato e che la stessa sera presentò per protesta le sue dimissioni al sindaco, Gabriele Albertini. A coordinare gli interventi il giornalista Andrea Bosco.
Gli argomenti di conversazione non mancheranno di certo, anche se Fontana giura di non cercare sensazionalismi. «Nel mio libro non c’è nulla di polemico nei confronti di nessuno, meno che mai di Riccardo Muti», assicura l’ex sovrintendente che è stato allontanato dal teatro dopo quindici anni proprio a causa dei contrasti con il maestro. «Nei miei anni alla Scala ho lavorato a creare per il maestro Muti le migliori condizioni perché potesse esprimersi e credo di esserci riuscito. La mia esperienza personale e professionale non è centrata sulla polemica con lui» spiega Fontana, che nel libro racconta tutte le tappe di questo rapporto, dal desiderio iniziale di «fare squadra» alla decisione di mettersi da parte e occuparsi solo degli aspetti gestionali, quando cominciò a capire che Muti viveva i suoi interventi come ingerenze.
Socialista da sempre, Fontana fu nominato a grande maggioranza sovrintendente della Scala nell’ottobre 1990 dal consiglio comunale di Milano, su indicazione del sindaco Paolo Pillitteri. «Il primo segnale ufficioso della mia nomina risale al dicembre 1989, quando ricevetti un tallero d’argento con l’effigie di Maria Teresa d’Austria dal sindaco accompagnato da un biglietto: “Al caro amico Carlo che presto sarà qui, nella città e nel teatro di Maria Teresa”». L’incarico arrivò quasi un anno dopo ed è durato fino al 2005, anche se già nel 2001 - ricorda nel libro - Carrubba lo aveva avvertito del fatto che Muti aveva chiesto di sollevarlo dall’incarico. Ma il momento più brutto di questi tre lustri, racconta l’ex sovrintendente, «è stato quando sono dovuto uscire sul palcoscenico, con il pubblico già in sala, per dire che a causa di un’agitazione La Traviata era sospesa. Fu poi Muti a trasformare quella serata difficile in un’esecuzione storica, suonando al pianoforte l’opera». Il momento più bello è più di uno, «i grandi spettacoli del 1993 e del 1994, Fedora e Rigoletto, e poi la prima prova d’orchestra nella sala restaurata». Racconta Fontana nel libro che «fu un impatto fortissimo quando l’orchestra attaccò le note della Forza del destino di Verdi. Sentendo il teatro suonare come non lo avevo mai sentito, ho provato una profonda emozione».


Dal febbraio 2005 Fontana è tornato in pochissime occasioni alla Scala, l’ultima il concerto di Natale. «Cerco di tenermene lontano perché l’impatto emotivo è sempre molto forte» spiega nelle ultime pagine del libro. L’appuntamento di oggi lo metterà a dura prova.

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