L’amico Zecchi ha proposto, sul Giornale di ieri, che il simbolo dell'Expo 2015 sia la Beic, cioè la Biblioteca europea di informazione e cultura, vecchio, costoso e prestigiosissimo progetto avviato anni fa dalla giunta Albertini e poi messo necessariamente da parte per mancanza di fondi.
L'Esposizione internazionale e i finanziamenti che arriveranno, sostiene Zecchi, sono l'occasione ideale per tirar fuori dalla soffitta e portare a termine questo ambizioso proposito. E fin qui sono perfettamente d'accordo col professore. Che però, poi, a mio avviso, lascia galoppare a briglie sciolte l'esteta e l'intellettuale che sono in lui e propone addirittura di far diventare la Beic il simbolo dell'Expo 2015. E su questo sono totalmente in disaccordo. L'Esposizione internazionale è, fin da quando è nata, anche una manifestazione popolare, una specie di immenso e «nobile» luna park. E il suo simbolo deve essere vistoso, se preferite visibile, grande, immediato, percepibile da tutti. Voglio un simbolo come la Tour Eiffel (Parigi 1889) o lo Space Needle (Seattle 1967) o la Hanbit Tower (Daejeon, Corea del Sud, 1993) o la Biosphère (Montreal 1967) che nati come simboli dell'Expo sono poi diventati simboli delle città che li hanno edificati.
È vero, Milano il suo simbolo ce l'ha, il Duomo con la Madonnina, e guai a chi lo tocca.
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