Carovita, tutti al fast food In calo i ristoranti di lusso

I dati dell’Epam: «Scende del 20 per cento il fatturato dei locali più costosi»

È tempo di bilanci per i ristoratori milanesi, ma i conti della prima parte dell’anno non riservano belle sorprese e la speranza è che con l’estate arrivino i turisti stranieri, perché sui clienti «nostrani» si può contare sempre meno. L’eccezione alla crisi generale del settore la fanno i fast food. Secondo le stime dell’Epam, l’associazione dei pubblici esercizi che conta circa 700 iscritti sui mille locali della città, a fronte di un calo del 15-20 per cento del fatturato della ristorazione milanese, hamburger e patatine vanno a ruba resistendo al carovita. Non possono lamentarsi, infatti, McDonald’s, Burger King o Spizzico: sempre affollati, frequentati da clienti sia italiani sia stranieri, attirano tutte le fasce di età e di «tasche»: famiglie, giovani, ma anche uomini d’affari in cerca di un pranzo comodo e veloce. Non mancano neppure gli habitué: «Abbiamo clienti affezionati che pranzano sempre qui - racconta Maria, prima assistente nel McDonald’s di piazza Cordusio -. Soprattutto i signori che lavorano negli uffici e nelle banche vicine». Il piatto più richiesto? «In questa stagione l’insalata».
Non se la passano altrettanto bene i ristoranti, specie quelli dove il conto da presentare a fine pasto supera i 50-60 euro. «Dall’inizio dell’anno si è registrata una flessione sul fatturato», spiega Alfredo Zini, presidente dei ristoratori milanesi aderenti all’Epam. «Le fiere - prosegue - non hanno portato quello che ci si aspettava e il calo del potere d’acquisto si fa sentire». Certo la storia cambia se ci si sposta sui Navigli o in corso Como, brulicanti di giovani nelle notti della movida milanese. Infatti, come conferma Zini, «i locali che tengono, nonostante la crisi, sono quelli frequentati dai giovani. Spesso, poi, i genitori preferiscono rinunciare alle loro serate per permettere ai figli di uscire».
Si difendono bene anche le pizzerie, insieme con la «new entry» delle trattorie e delle osterie, per le quali c’è «una vera riscoperta». Insomma, nel 2008 il milanese medio non è disposto a spendere più di 30, massimo 40 euro per una cena, comprensivi di bevande e di vino.
A un cheeseburger con patatine fritte invece non si rinuncia, soprattutto se al prezzo di 1 euro, come accade al McDonald’s.

Altra nota dolente per i ristoratori, è che di turisti, almeno fino alla fine di giugno, ne hanno visti pochi: «C’è stato un calo del 5-10 per cento nelle presenze - spiega ancora Zini -. Ci auguriamo che la situazione migliori con luglio e agosto, ma anche da settembre con le fiere».

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