Un cartellone per i più piccini

Barbara Catellani

Il Carlo Felice ha presentato ieri la «stagione» per i più piccoli, un ventaglio di stimolanti iniziative e, grande novità, un interessante bando di concorso per la formazione di un coro di voci bianche, aperto a tutti i piccoli genovesi. Incontriamo il direttore artistico Alberto Triola.
Maestro Triola, tante sono le idee e i progetti: i bambini a teatro, una lodevole iniziativa.
Direi proprio di sì. Da quando sono direttore artistico, ho immediatamente cercato di creare una sintonia tra il teatro inteso come organismo chiuso e costituito da forze vitali e la sua città; del resto il nostro principale compito è proprio quello di contribuire alla crescita culturale delle persone. Penso soprattutto ai giovani perchè saranno il pubblico di domani ed è bene che comprendano il prezioso valore della cultura musicale, l'unica che insegna ad “entrare in armonia con gli altri“, che è poi legge indispensabile di convivenza umana.
E il punto di forza è il coro, con tanto di audizione per giovanissimi aspiranti.
Certo il coro di voci bianche è qualcosa a cui io tengo particolarmente e non solo perchè esiste un repertorio vastissimo nella musica contemporanea. Tornando all'idea di un'educazione alla musica dei giovani, penso che questo sia il miglior modo per sviluppare la loro formazione, rendendoli protagonisti. E infatti parteciperanno, diretti dal Maestro Gino Tanasini, alla nostra prossima stagione lirica e sinfonica, con il grande appuntamento di Natale, oltre ai concerti previsti per loro dal cartellone «Crescendo in musica», tra cui «Il piccolo spazzacamino» di Britten, che verrà rappresentato al Teatro della Tosse e alla «Favola per voce, orchestra e coro di bambini» di Marco Taralli, un compositore, non a caso, molto giovane.
«Crescendo in musica», un nome, una garanzia: una certezza per tutti i bambini?
Certo, ma non solo per loro; mi riferisco anche ad un pubblico «bambino» di ogni età, che ancora non conosce gli affascinanti segreti della musica, magari solo perché ha paura, letteralmente, di andare a teatro: è necessario spezzare lo stereotipo per cui il teatro musicale è visto come un ambiente «d'elite», destinato agli iniziati.
Il progetto ha come sottotitolo «una stagione di favole»: un parallelo con il cartellone ufficiale?
Certo non è casuale, inutile dire che le due «stagioni» si legano felicemente proprio grazie alla fiaba, che è un vero filo rosso che li percorre entrambi. Sono previsti appuntamenti con grandi capolavori per l'infanzia - con agevolazioni economiche per le famiglie - che abbiamo l'intenzione di portare anche «a domicilio»; mi riferisco per esempio ad associazioni per disabili, ospedali, istituti scolastici decentrati.


Un grande impegno per creare davvero l'armonia d'insieme.
È la cosa che più ho a cuore. Del resto, la traduzione di «teatro» nella lingua inglese è «House», in quella tedesca è «Haus»… insomma, non sarà peregrino: il teatro deve davvero essere la casa di tutti.

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