Gianni Pennacchi
da Roma
Invece del naufragio, ieri è calata la bonaccia. Anzi, una cappa di piombo: tutti fermi e bloccati nella palude, tutti ostaggio di Massimo DAlema, del suo partito e dellUnione che non possono non far di tutto - anche scalare il cielo - per mandarlo al Quirinale, pena la caduta immediata e rovinosa degli dei seppur minori che hanno vinto il 9 aprile. Quella che ora viene proposta alla Cdl «non è una pace ma una resa senza condizioni», diceva sconsolato Fabrizio Cicchitto al calar del sole su questo sabato infruttuoso. «LUnione ha presentato una sola candidatura sulla quale non è possibile per la Cdl convergere», rimproverava Gianfranco Fini. «È il momento per tutti di venire allo scoperto e di assumersi le proprie responsabilità», esortava Pier Ferdinando Casini, «il centrosinistra avanzi una sua rosa di candidati e il centrodestra sarà pronto a fare la sua parte». La cruda realtà, confermata dopo un vertice dei big della Cdl e due abboccamenti tra gli «ambasciatori», Ricky Levi e Gianni Letta, è che la rosa dellUnione può aver soltanto i nomi e i titoli di DAlema, il quale può naufragare unicamente se lo decide lui. Ma ha tempo sino a mercoledì mattina, per deciderlo. E in tal caso, potete giurarci, farà come Sansone alla festa dei filistei.
È probabilmente questa speranza, che tien compatto il centrodestra sul no, secco e apparentemente irrinunciabile, alla candidatura unica e per ora indiscutibile del presidente della Quercia, primo premier postcomunista e primo postcomunista che punta alla più alta magistratura repubblicana. I suoi volenti o nolenti sostenitori, giocano con gli specchi della verità, pur senza la maestria dei sette samurai. Però è vero che un moto di sorpresa ha colto gli esponenti della Cdl apprendendo dalla nota fatta diffondere da Romano Prodi che da parte loro, «per ora», non era «stata manifestata disponibilità nei confronti di alcun candidato dellUnione». È dunque insorto Fini, ribattendo che «non si può dire, come ha fatto Prodi, che la Cdl non ha manifestato disponibilità sui nomi proposti», per la «semplice ragione» che stan facendo soltanto quello di DAlema. E Casini gli ha dato manforte, sollecitando lUnione appunto a «presentare una rosa». Ma dagli uomini di Prodi la risposta è semplice: «Sarà pur vero che noi abbiamo fatto un solo nome, loro però non ne hanno avanzati altri alternativi. Si son fermati al loro Gianni Letta, dunque lasciando intendere che non hanno preferenze per nessun dei nostri». Così bizantina come risposta, da irritare ancor più la Cdl e costringere lufficio stampa di Prodi ad una correzione serale: lindisponibilità della Cdl riguarda «la proposta di candidatura dellUnione». Al Botteghino non devesser sembrato sufficiente, se dopo cena Levi ha dovuto precisare ancora che si era parlato «di una e una sola candidatura».
Il messaggio però è comunque lanciato: chi nellUnione spera ancora di fermar DAlema, vorrebbe che sia la Cdl a presentare una rosa di centrosinistra, visto che loro non possono. «Così si bruciano tutti i nomi che facciamo», sorride Ignazio La Russa. Già, fate che sia Berlusconi a pronunciare il nome di Giuliano Amato, e DAlema veleggerà su mare dolio e vento in poppa. Tantè che ha del surreale, il giro di colloqui intessuto ieri a Palazzo Chigi tra il braccio destro di Berlusconi e quello di Prodi. Questultimo, nellora spesa al mattino, non ha fatto che ripetere quanto Prodi aveva detto giovedì a Berlusconi stesso, presenti tanto Letta quanto Levi. Cioè che non cè e non ci sarà una rosa, colloquio confronto e «convergenza» sono possibili solo sul nome di DAlema. Con laggiunta - questa è la novità portata da Levi - che tutte le garanzie promesse da Piero Fassino sul Foglio da tutti compulsato attentamente al mattino, erano sottoscritte dal premier in pectore e dallintera Unione.
Letta si è limitato ad ascoltare, rispondendo che andava a riferire. È così tornato in Via del Plebiscito, dove Berlusconi era riunito con Fini, Casini, il segretario di questi Lorenzo Cesa, e per via telefonica saltuaria con Roberto Maroni. Il vertice sè concluso dopo due ore, «bene» ha detto Letta che ha richiamato Levi dandogli appuntamento nel primo pomeriggio.
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