La casa dello studente diventa set per il film partigiano della Provincia

La casa dello studente diventa set per il film partigiano della Provincia

(...) Genova sta diventando un set sempre più richiesto... «Prima Genova aveva altre risorse, il porto, le industrie - spiega Andrea Rocco, direttore di Genova Liguria Film commission, sponsor del Progetto insieme alla Provincia - Piano piano, però, molte di queste si sono esaurite ed è stato necessario valutare nuove fonti di lavoro. È un investimento per il futuro». A dimostrarlo i 42 giovani del Laboratorio Probabile Bellamy, 30 attori e 12 tecnici, che hanno dato vita a questo progetto. «Le riprese sono cominciate giovedì 1 aprile e termineranno lunedì prossimo - racconta Federico Alberto, uno dei fondatori dell'Associazione - Le esterne sono state girate nel bosco sopra Finale Ligure mentre gli interni nel teatro Albatros di Rivarolo e qui alla Casa dello Studente». Quasi tutti classe '83, hanno cominciato con i fondi stanziati nel 2004 per Genova capitale della cultura europea. Da lì per loro è cominciata un'avventura professionale, passata lo scorso anno anche attraverso la nascita del Festival Spazio Cinema, e culminata oggi con questo cortometraggio diretto da Samuele Wurtz, diviso in due parti, una ambientata oggi che mette in scena le prove di uno spettacolo teatrale sulla resistenza e l'altra tra il '43 e il '45 in una caserma. E per il futuro? «Vorremmo portare il progetto al Torino Film Festival», conclude Alberto. «In Piemonte puntano di più sul cinema - precisa Rocco - lì hanno un budget annuale di 4 milioni di euro». E voi? «La nostra film Commission quest'anno ha 400 mila euro, un po’ di più rispetto ai 100 mila degli anni passati». Una crescita c'è stata, allora. «Sì. Anche perché quando abbiamo iniziato, 9 anni fa, lavoravamo solo per il Comune, mentre oggi siamo a disposizione di tutte e tre le istituzioni, Comune, Provincia e Regione. Perciò siamo passati da 50 giornate di lavoro all'anno, nel 2009, a 250 oggi». Partigiani, Resistenza... Qual è il messaggio che filtra da questo film? La conquista della libertà attraverso la violenza? «Non è questo il caso - replica Devoto - È importante che i ragazzi sappiano che cosa è accaduto in passato per capire quello che siamo oggi e questo film servirà per raccontare loro la Resistenza». Un po’ come ha cercato di fare con la Tavola Rotonda sulle foibe? «Il Giornale mi ha accusato di non aver invitato i rappresentanti delle famiglie delle vittime, lo so. Ma lo ribadisco: anche in quell'occasione volevo fare informazione. E confermo quello che ho già detto.

Quello che è accaduto in Dalmazia non si può paragonare alla shoah, per la natura stessa delle stragi, una nata dall'odio verso una razza, l'altra dalla vendetta. Ma ciò non toglie che anche una sola morte, una sola vittima, una sola tortura sia da condannare al pari di mille o un milione e più».

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