Cè chi vive per mantenere la casa. Per la metà dei milanesi il 40 per cento delle spese mensili viene destinato al riscaldamento, allenergia e allarredo della propria abitazione. Il cibo ovviamente è escluso. Senza esagerazione, le proporzioni per chi guadagna meno di 15mila euro lanno sono queste.
A metterle nero su bianco dopo unapprofondita ricerca è uno studio dellOsmi, lazienda speciale della Camera di commercio, che denuncia quanto sia difficile riuscire a far quadrare i conti nel taccuino di famiglia.
Tirando le somme, tra affitto, tasse, mutui e manutenzione, a chi è sotto la soglia definita «accettabile» dagli esperti, rimangono solo 20 euro al giorno per tutto il resto. Con questa manciata di soldi si dovrebbe tentare limpossibile: mangiare, comprare vestiti, spostarsi e magari trovare il modo per divertirsi. Tra le soluzioni per risparmiare, cè quella di vivere in periferia, dove una casa costa «solo» 689 euro al mese contro i 1.013 del centro.
«Questo è un settore importante dal punto di vista della crescita di un territorio e della qualità della vita dei cittadini - spiega Antonio Pastore, presidente dellOsmi -. Da anni stiamo assistendo a un mercato che non smette di crescere, con prezzi sempre meno raggiungibili per molti». Sono le categorie più deboli a essere le più penalizzate da questa impennata.
Chi guadagna circa mille e duecentocinquanta euro al mese deve cavarsela contenendo le spese entro i 499 euro in modo da far pesare labitazione sul budget familiare per il 42 per cento dei consumi. I single invece spendono 584 euro al mese per la casa e gli anziani 628. Se i dati si leggono in relazione alla condizione economica e sociale, emerge che le persone sole destinano il 39,2 per cento delle spese alla propria abitazione, mentre i lavoratori in proprio il 42,3.
«I benestanti - rivela lOsmi - con un reddito di più di 100mila euro dedicano alla casa oltre 2mila euro al mese, sempre un terzo dei consumi, ma perché sale lesborso per mobili ed elettrodomestici». La situazione è precaria soprattutto per i ceti più deboli.
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