Dopo i trionfi multicolor di «Bollywood» sul grande schermo e sui palcoscenici italiani, la valanga indiana irrompe anche nellarte contemporanea. E lo fa con uno dei suoi rappresentanti più riconosciuti a livello internazionale, Sudarshan Shetty, a cui il Comune di Milano presta la strategica galleria Vittorio Emanuele per uninstallazione suggestiva quanto emblematica. «House of Shades», questo il titolo dellopera che verrà scoperta oggi allOttagono, rappresenta la seconda tappa di un sodalizio tra lassessorato alla Cultura e Louis Vuitton che lo scorso ottobre vide Palazzo Dugnani fare da cornice allottima mostra «Scritture silenziose», importata a Milano dallEspace culturel della casa francese. Stavolta niente vecchie mura, e neppure gli ori abbacinanti che costraddistinguono liconografia dellarte made in Bombay, terra dorigine di Sudarshan che sotto la Madonnina era già sbarcato un mese fa con la sua prima personale italiana. Davanti agli occhi degli increduli passanti della Galleria, da oggi si manifesta un surreale chiosco di quattro metri per quattro composto da una miriade di... occhiali. Allinterno di questa sorta di igloo di merziana memoria lo spettatore proverà la strana (e un poinquietante) sensazione di sentirsi osservato da centinaia di sguardi, impressione accentuata dal fatto che gli occhiali vibrano su unimpalcatura semovente.
Non mancheranno perplessità sul fattore estetico di una scultura lontana anni luce dai parametri dell«opera darte» comunemente intesa. Ma lintento dellartista, come quello dellassessore Finazzer Flory che ha proposto il tema, era quello di lanciare una provocazione poetica proprio durante la settimana della moda, in questi giorni affiancata da una serie di iniziative legate allarte contemporanea. «La mia intenzione -spiega lartista indiano- era quella di focalizzare lattenzione sul concetto di sguardo, ovvero sulla consapevolezza di fermarsi a guardare dentro sè stessi e al contempo sentirsi guardare dagli altri. È un tema emblematico per una città come Milano che ha unidentità fortemente legata allimmagine e allestetica, aspetto che trova la sua massima espressione proprio nella moda».
Come reagiranno i cittadini? Shetty si dice ottimista, anche perchè il successo di unopera di public art è nel suo potenziale interattivo più che nella valenza estetica: «Ci sarà sicuramente una reazione di spiazzamento di fronte a questa costruzione enigmatica, ma entrandovi lo spettatore resterà colpito dallimpressione di accedere ad una nuova dimensione in cui il concetto di casa-rifugio è vanificato da un luogo che abbatte qualsiasi privacy e che anzi amplifica il voyerismo».
Soddisfatto lassessore Finazzer Flory che ha fortemente voluto questopera e che fosse posizionata allOttagono, luogo di passaggio simbolico della città: «È uninstallazione di arte pubblica contro lindifferenza, perchè chi guarda e sa guardare non è mai indifferente alle cose». Lopera di Sudarshan Shetty, dicevamo, rappresenta una tappa del progetto artistico di Louis Vuitton che fin dalla sua origine ha incentivato una stretta collaborazione con artisti contemporanei di tutto il mondo. A Parigi, allultimo piano della storica maison di Champs-Elysèes, il grande Espace Culturel ospita ogni anno mostre «site specific» di grande livello, come quella, appena conclusa, dellislandese Elafur Eliasson. Alcuni di questi artisti, come il giapponese pop Takashi Murakami, hanno contribuito finanche alla realizzazione di nuove linee del marchio.
Una «casa di sguardi» sulla Milano della moda
DA BOMBAY Lautore: «Uninstallazione che indaga sul significato di pubblico e privato»
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