Il problema della casa, e certamente non solo in una citta come Milano, è di quelli davvero importanti. Se i dati dicono che per lacquisto di un appartamento di 90 metri quadrati occorrono oggi venti anni di stipendi e per trovarlo in affitto ci si trova davanti ad aumenti che in sei anni sono stati dellottanta per cento, ci si rende conto che quelli che il passato governo dichiarava «bamboccioni» forse lo sono soprattutto per necessità piuttosto che per volontà.
Costi così alti incidono oggi sul bilancio domestico in maniera tale che occorre per forza limitare i consumi e obbligare a rinunce. Questo fa pensare che un piano effettivamente serio sul problema dellabitare, non necessariamente fatto solo di case popolari, non sia mai stato fatto. Un Paese lontano come lAustralia, dalle tradizioni anglosassoni ma anche non poco davanguardia, ha varato in diverse porzioni del suo territorio una specie di «calmiere» sui prezzi, considerando il costruttore come un personaggio che incide in grande maniera nello sviluppo e nella vita quotidiana degli abitanti, elemento che socialmente ha grandissimo rilievo e che quindi non in diritto di avere le mani completamente libere.
Certamente è un discorso che va preso con le molle ma che fa sicuramente riflettere, perché il problema degli alloggi si va aggravando sempre più sul nostro territorio ed obbliga larghe fette della popolazione anche a migrazioni giornaliere di un certo rilievo che guarda caso non solo incidono anche in maniera non indifferente sul problema del traffico e che per una famiglia rappresentano stress di non poco rilievo.
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