da Milano
Dodici anni di lavoro e tutti gli stipendi messi uno sullaltro per riuscire a comprare casa: cresce sempre di più la distanza tra il salario delle famiglie italiane e i prezzi del mercato immobiliare. Se nel 1995, per essere proprietari di una abitazione bastavano poco meno di 8 anni e mezzo di lavoro (per lesattezza 8,4 annualità della retribuzione media netta di un lavoratore dipendente), nel 2006 lo sforzo doveva essere prolungato a 12 anni per un incremento del 43 per cento.
A fare i calcoli è stata Bankitalia nel proprio rapporto sui bilanci delle famiglie considerando unabitazione di 100 metri quadri. Tale rincaro, prosegue Palazzo Koch, ha contribuito a rendere ancora più vulnerabili i bilanci delle famiglie, già messe a dura prova dallentrata in vigore delleuro: sotto i 40 anni di età un quinto di tutto il reddito disponibile è destinato a pagare le rate del mutuo. Il mattone è rimasto, in ogni caso, una delle grandi passioni degli italiani: il 69% delle famiglie ha, infatti, una casa di proprietà per un valore medio di poco più di 232mila euro (370mila euro nelle grandi città) e il 12,1% ha anche una seconda abitazione, al mare o in montagna. Più nel dettaglio, la fragilità finanziaria delle famiglie (ovvero il peso del mutuo sulle uscite totali) è più accentuata per le coppie giovani, con un grado di istruzione basso o residente al Sud.
Cattive notizie, quanto al caro vita e alla perdita del potere dacquisto dei salari, anche nel quarto trimestre del 2007. Quando, secondo una analisi sui consumi promossa da Censis-Confcommercio, si è ridotto il clima di fiducia dei consumatori soprattutto a causa dellaumento delle spese per affitti, utenze, carburante e trasporti.
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