Roma - Vivevano nel campo rom, ma disponevano di appartamenti, auto di grossa cilindrata e 26 conti bancari. Beni mobili e immobili per un valore di oltre un milione di euro sono stati sequestrati ad un gruppo di nomadi provenienti dalla ex Jugoslavia, nel corso di una operazione cominciata all’alba dei carabinieri del Ros nel più grande campo nomadi d’Italia, il Casilino 900. All’operazione partecipano anche reparti territoriali dell’arma e sono in corso perquisizioni con oltre 150 carabinieri. I carabinieri del Ros hanno accertato che il gruppo di nomadi oggetto di indagine, pur vivendo in una baracca, disponeva di appartamenti, auto di grossa cilindrata e 26 conti correnti bancari.
Sequestri I militari hanno eseguito il decreto di sequestro di beni emesso da tribunale ordinario di Roma su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Le persone indagate, hanno accertato i carabinieri, pur non esercitando attività lavorativa e non dichiarando redditi, disponevano di un patrimonio di ingenti proporzioni e movimentavano somme di denaro di cui non potevano giustificare la provenienza.
I cassieri Potrebbero essere i "cassieri", forse non di un vero e proprio clan, ma certo di un’organizzazione criminale più vasta dell’area romana i quattro nomadi del campo Casilino 900. Almeno in questo modo, per gli inquirenti, si spiegherebbe il possesso da parte dei nomadi dell’ex Jugoslavia di 11 auto di grande cilindrata, tra berline di lusso e potenti Suv parcheggiate nel campo, due appartamenti sfitti (a Nettuno e Rovigo) del valore di quasi un milione e, soprattutto, sarebbero spiegati i 2,5 milioni di euro movimentati negli ultimi anni dai 26 conti correnti di cui disponevano. Riciclaggio e reimpiego di denaro è il reato presupposto dalla procura di Roma e dalla Direzione distrettuale antimafia ai danni dei quattro - un uomo (Sedat Prokuplja, 32 anni) e tre donne (Fikreta e Azra Salkanovic, 33 e 39 anni, e Hasnija Ahmetovic di 60 anni) - diventati cittadini italiani, domiciliati al Casilino 900 e tutti risultati nullatenenti al fisco. Contro di loro è scattata una misura di prevenzione preliminare patrimoniale che ha portato alla confisca e all’acquisizione da parte del demanio pubblico dei beni.
Le indagini Le indagini dei Ros sono iniziate nel novembre 2007 su delega della procura di Roma con alcuni accertamenti sulla posizione fiscale dei quattro. In un anno i carabinieri hanno seguito i movimenti dei cittadini dell’ex Jugoslavia: "È stato il cospicuo giro di denaro che ci ha spinti a far scattare le misure di prevenzione" ha spiegato il comandante della sezione anticrimine dei Ros della capitale Massimiliano Macilenti. I carabinieri si sono infatti insospettiti dopo aver notato i movimenti in banca dei quattro, che entravano nelle filiali di un istituto toscano con i soldi contanti in grosse buste di plastica nera, depositando importi anche superiori a 300mila euro per volta.
Alemanno: "Sposteremo il campo" Durissimo il sindaco di Roma: "Rivolgo complimenti vivissimi all’arma dei carabinieri per la brillante operazione portata a termine nel campo Casilino 900. Ma questo intervento getta una luce inquietante sulla situazione che si vive all’interno dei campi nomadi. Scoprire che persone che vivono in una baracca hanno conti in banca e appartamenti di proprietà sparsi per la città, dimostra come su questi temi non si può agire solo sul versante della solidarietà e dell’integrazione". Lo afferma in una nota Gianni Alemanno. "Esiste un problema di legalità che è irresponsabile negare o minimizzare - prosegue -.
Ecco perché con ancor maggiore forza ci impegneremo per lo spostamento del Casilino 900 offrendo una soluzione di vivibilità per tutti coloro che si vogliono integrare e contemporaneamente espellendo tutti coloro che non si dimostrano disponibili a rispettare la legalità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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