Fabrizio De Feo
da Roma
«Una lunga marcia senza scorciatoie» per un partito dove «tutti sono utili ma nessuno è indispensabile». Nel futuro dellUdc non ci saranno gli ottomila chilometri percorsi dallesercito comunista cinese attraverso altopiani aridi, montagne prive di strade, cime innevate e fiumi imponenti. Ma, nel suo piccolo, il partito di via Due Macelli detta a se stesso un imperativo: non deviare dalla via maestra, ovvero dalla quotidiana fatica dellopposizione, non cadere nella tentazione dell«intelligenza con il nemico», non fare sconti a Prodi e non percorrere la «scorciatoia» delle grandi intese.
Pier Ferdinando Casini ritrova la parola al Consiglio nazionale dellUdc. Un intervento che interrompe il lungo silenzio post-elettorale e viene a cadere il giorno dopo il duro attacco sferrato da Marco Follini che ha definito «furbesca e settaria» la leadership dellex compagno di mille battaglie politiche. I riflettori sono tutti puntati su di lui, sulluomo chiamato a dirimere la matassa e a dettare la linea al suo partito, respingendo le sirene dellUnione. E il leader dellUdc pronuncia parole chiare. «Siamo chiamati ad assumere il ruolo di opposizione: inflessibile e senza sconti sulle questioni etiche ma responsabile sul piano della politica estera e delle istituzioni».
Il presidente della Camera boccia senza appello lipotesi delle larghe intese. «Solo un eccesso di disinvoltura può farci ritenere possibile, nel giro di 24 ore, un passaggio dalla più aspra competizione del dopoguerra allipotesi improbabile di cogestione governativa». Sono due le ragioni fondamentali che spiegano questa linea di condotta. In primis la massiccia affluenza alle urne sta a dimostrare che milioni di persone si sono confrontate su due idee radicalmente diverse circa il futuro dellItalia. «Riteniamo quindi utile - si chiede Casini - giocare con le aspettative di queste persone e proporre un gioco di palazzo capace di interessare ristrette nomenklature politiche. E poi quale governo di unità nazionale è ipotizzabile quando perfino il tema mafia-antimafia viene agitato come arma della lotta politica?». «La verità - conclude Casini - è che se abbiamo duplicato i nostri voti è perché siamo stati seri. Ora dobbiamo appassionarci di meno ai talk show televisivi e ai salotti. Dobbiamo parlare il linguaggio semplice della gente, e questo lo dico a voi come lho detto a Berlusconi».
Casini convoca il terzo congresso dellUdc per il 10, 11 e 12 novembre a Roma. E si proietta nel nuovo ruolo da «soldato semplice». «Ho servito le istituzioni da presidente della Camera per cinque anni: non mi sento smarrito, né sminuito a continuare il mio lavoro dai banchi di semplice deputato dellopposizione». Un percorso che dovrà passare attraverso la costruzione del partito unitario del centrodestra e a cui tutti potranno dare il proprio contributo. Fermo restando che «nessuno è indispensabile»: un chiaro messaggio inviato ai due assenti illustri: Bruno Tabacci e Marco Follini. «In questo tragitto a bordo della nostra nave cè posto per tutti coloro i quali abbiano la serenità per fare la lunga marcia. Ma le scorciatoie non ci possono interessare. Da noi siamo tutti importanti ma nessuno è indispensabile»
La linea, insomma, è dettata. LUdc è dentro la Cdl e punta a unopposizione ferma e dura in Parlamento, al grido di «Prodi governi se è capace». Con lobiettivo di vederlo cadere al più presto, anche prima dellestate. Per dirla con il segretario centrista, Lorenzo Cesa, «li incalzeremo per far esplodere le contraddizioni di una armata Brancaleone», che va dal «famelico Bertinotti» al «fanatico Capezzone».
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