Pier Ferdinando Casini ha scelto: va a sinistra. Il centro non è più mica tanto centro. Forse per paura di essere messo in ombra dal partito di Rutelli e di Pisicchio si cerca un posto al sole sulla spiaggia di Cuba e di Tangentopoli. Propone una alleanza con il Pd(s) e l’Italia dei valori. Vale a dire il suo contrario quanto a ideali professati ancora oggi e a cornate ricevute a suo tempo. Caso mai fingesse di non ricordarsele, ce le abbiamo in mente noi le realtà nascoste dietro i nuovi nomi: il Pci della «gioiosa macchina da guerra» e la magistratura incazzosa di Mani Pulite.
Casini ha dato ieri un’intervista alla Stampa di Torino (notare: editore Luca di Montezemolo). Egli dice: «Se Berlusconi vuole andare al voto anticipato sappia che si troverà di fronte alle urne uno schieramento repubblicano in difesa della democrazia». Interessante: Berlusconi non pensa affatto ad andare ad elezioni, lo ha certificato anche ieri. Dunque la dichiarazione di Casini non vale come progetto «qualora Berlusconi decidesse» ma come chiaro disegno. Il Partito delle Toghe e di Repubblica-Espresso che guida e condiziona l’Italia dei valori e intimidisce il Pd di Bersani punta proprio a costringere Berlusconi a far cadere Berlusconi per via extrademocratica. Dichiarare di volersi alleare con loro (evitando di citare Scalfari, Mauro, Ingroia e Spataro) significa né più né meno che candidarsi alla successione di Silvio alla testa di uno schieramento da si-salvi-chi-può, con i barbari e gli scotennatori capeggiati da un principe azzurro e tenero di modi come il nostro Pier.
Incredibile Casini. Si mette con gli abortisti e con Di Pietro, favorevoli ad eutanasia, e firmatari di mozioni contro la parità scolastica e le scuole cattoliche. E poi usa il ricatto religioso per condizionare le alleanze dicendo: «Se Formigoni vuole fare il “Re Travicello” della Lega ne prenderemo atto. Vedremo intanto se oggi a Milano firmerà con me in segno di solidarietà al cardinale Tettamanzi offeso dai leghisti». La croce come instrumentum regni finché fa comodo non è il massimo della morale cattolica.
La domanda è: perché a questo punto Casini che ha rinunciato allo Scudo crociato, o forse lo Scudo crociato ha rinunciato a lui, non propone a Bersani e a Di Pietro, già che è in vena di stupimenti o di stupidate, un simbolo messo in soffitta nel 1948? Un bel Garibaldi e il nome di Fronte popolare sarebbero perfetti. Non c’è più Stalin ma può andar bene la cara memoria di Berlinguer e del suo compromesso storico.
Non siamo impazziti. Forse è impazzito lui, che accusa Berlusconi di «paranoia». A meno che da perfetto democristiano in stile vetero forlaniano, non ci stia prendendo tutti per i fondelli e sia un gioco di messaggi del tipo avellinese, per poi spiegare che era una finta. La gente però di tattiche non ne può più, e di finte sopporta quelle di Ronaldinho e di Balotelli, ma quelle di Pierferdi sono popolari solo nei circoli frequentati da Montezemolo, il quale è bravissimo e ci sta simpatico, ma negli ultimi anni ha perso da tutte le parti, e non pare che Casini sia il nuovo Schumacher della politica, con tutto il rispetto per il suo bel profilo e la sua parlantina da incantatore della buvette.
Casini dice: «...uno schieramento repubblicano dovrebbe interpellare le coscienze di tanti parlamentari della Pdl». Punta insomma anche a spaccare il Pdl per tirarlo dalla sua. Insomma: guerra a Silvio. Qui sta l’identità, la sola identità dello schieramento repubblicano e - se capiamo bene a chi è rivolto l’appello - anche repubblichino che lui propone. La solita vecchia colla della sinistra.
Possibile che l’astio verso Berlusconi, il potere recondito dell’uomo di Arcore sia tale da capovolgere i valori persino di un cattolicone come Pier? Più modestamente crediamo che non sia un rancore inesistente verso il Berlusca (i due nonostante tutto si piacciono) a motivarne le mosse da Zelig, e neanche una divisione vera sui principi. Il fatto è che Casini si è ingolosito da matti del potere. Dopo essersi sistemato - lo diciamo con il dovuto rispetto - in una famiglia dotata de dinero y de grana, quella dei Caltagirone, ed essersi goduto un paio d’anni di riposo solitario in mezzo al Parlamento, dove arriva il mattino tardi con le guance azzurrine di chi è appena stato dal barbiere e schiaccia qualche bottone aspettando una bella partita di biliardo, adesso ha deciso di giocare la carta del potere.
Non è infatti un mistero che dalle parti di Bersani e di D’Alema gli sia arrivata la proposta di essere il prossimo candidato premier della sinistra. Costoro ritengono che adesso sarebbe troppo presto, ma qualora si presentasse la necessità, ecco che l’uscita di Casini serve a capire l’aria che tira. Sarebbe bellissimo vedere Pier osannato dai no global, portato a spalla dalle femministe della Rsu486 e da Arcilesbica. Un democristiano meno anziano del Professore di Bologna, meno parruccone e parrocone, ma più prete tipo Uccelli di rovo, comunque rassicurante, visto che i comunisti non riescono a fare a meno di vergognarsi di se stessi.
A quel punto con Casini starebbero oltre che la sinistra e i magistrati (in attesa di arrestarlo dopo sei mesi, non riescono a farne a meno) anche la Confindustria e - ci si conta - la Chiesa, la quale ha sempre apprezzato nell’Udc la lotta contro l’aborto, l’eutanasia e i matrimoni gay.
Vogliamo dirlo: sarebbe una maionese impazzita, un cocktail diabolico, imbevibile. Casini dovrebbe far bere a se stesso, prima ancora che ai vescovi e ai democristiani rimasti con lui, l’alleanza con i professionisti del laicismo. Per carità, ce ne sono pure nel centrodestra, e Fini oggi ne pare il capo. Ma non comandano. Invece a sinistra, la linea è quella. Per assecondare le proprie ambizioni Pier dovrebbe alla fine allearsi con il suo contrario. Con gli abortisti professanti e i fautori di una versione della legge di fine vita che - comunque la si pensi - di certo è opposta a quella della Chiesa. Sarebbe il colmo. Il nuovo Partito democratico costringe all’esilio i cattolici, la punta di diamante, la bella e intelligente senatrice Dorina Bianchi, dopo aver lottato contro l'eutanasia nel Pd, sconfitta entra nell’Udc, e si ritrova come pedina di un’alleanza bislacca e farlocca. Casini dopo aver proclamato la necessità di cambiare subito il corso delle pensioni, alzando l’età del riposo, mescolerebbe il suo sangue in un patto con Epifani e Cofferati. Ancora. Uno si ricorda come Di Pietro ha trattato il padre politico di Casini, Arnaldo Forlani? Gli fece rigare il mento di bava terrorizzandolo durante il processo Enimont, lo ha costretto ai lavori sociali, tutto per la colpa di essere democristiano.
Casini ti fidi più di Di Pietro e di D’Alema, della Bindi e di De Magistris, che di Berlusconi e Formigoni? Attaccati al tram.
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