Qualcosa si sta spezzando nel fronte del governo tecnico. Sono troppe le rivalità, le paure, i conflitti, le divergenze e soprattutto non cè fiducia. Non cè mai stata. Se Di Pietro cerca di smarcarsi e segnare ogni giorno le sue differenze da Fini (e se ci sono punti di contatto Tonino si affretta a dire che Gianfranco ha copiato), il messaggio che ha mandato ieri Casini è più che chiaro: io con i «piazzaioli» non ci sto. Chi va in piazza non può proporsi come alternativa al Cavaliere. I democristiani dellUdc non sono disponibili a fare governi istituzionali con chi soffia sulla protesta e lancia uova marce contro le sedi della Cisl. Casini non vuole lautunno caldo. Non è così che si arriva alla resa dei conti con Berlusconi.
Ecco il suo ragionamento. «Oggi cè una grandissima manifestazione della Fiom. Con il cuore di democratico rispetto profondamente quella piazza non violenta. Ma con la testa dico, con chiarezza, che chi è in quella piazza è fuori da un disegno di governo riformista alternativo a Berlusconi».
Il messaggio è politico e segna il confine delle alleanze possibili. «Se si pensa di fare unalternativa a Berlusconi con chi oggi va in piazza con la Fiom vuol dire che si è fuori strada. Perché non cè riformismo e capacità alternativa credibile se questi sono gli argomenti. Con tutto il rispetto verso la Fiom e i manifestanti. Ma la piattaforma alternativa a Berlusconi è unaltra cosa. Questa è la grande contraddizione a cui il Pd non ha ancora dato risposta e a cui inevitabilmente dovrà rispondere nei prossimi giorni».
A chi parla Casini? «Faccio una distinzione tra Vendola e Di Pietro. Vendola è una personalità politica molto diversa da me che io rispetto e stimo, con cui ho un rapporto corretto. Vedo in Vendola pregi e difetti. È molto distante dalla mia storia politica e difficilmente compatibile con la mia idea di governo del paese.
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