Casini va in piazza, ma per lui ci sono i fischi

Ma alla fine riesce a recuperare la platea: «No a iniziative dissennate come la commissione sui fatti del G8 a Genova»

Emanuela Fontana

da Roma

Fino al momento dell’arrivo in piazza Santi Apostoli i fischietti dei manifestanti erano stati utilizzati soltanto per dare il via al corteo, dopo l’inno di Mameli. Una manifestazione tra le più tranquille e tricolori che si ricordino, con il «Fratelli d’Italia» cantato a ripetizione e spunto di gioco a «chi lo sa cantare» per le scolaresche di bambini che incrociavano i poliziotti e vigili del fuoco in corteo ieri mattina per il centro di Roma contro la Finanziaria. Una manifestazione dove è stato molto coccolato il leader di An Gianfranco Fini: gente che si spellava le mani in applausi, «bravo!» a ripetizione, preghiere perché posasse con i manifestanti («una foto sola presidente...»). E invece a piazza Santi Apostoli, quando sul palco è comparso il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, una raffica di fischi, questa volta rabbiosi, si è scaricata sull’ospite atteso. Poliziotti, agenti penitenziari, forestali e vigili del fuoco.
Chi non riusciva a vedere il palco oltre le bandiere ha avuto l'impressione per alcuni attimi che Romano Prodi si fosse materializzato per sfidare i contestatori come Socrate davanti agli ateniesi, e invece quando è echeggiato il coro «Torna a Palermo-Casini torna a Palermo», è stato evidente che l’astio di poliziotti-forestali-pompieri era rivolto proprio contro il numero uno dell’Udc, salito in quel momento sulla tribuna. È andata avanti così per più di cinque minuti: «Vergogna!». Fischi. «Traditore!». Altri fischi. «Giuda!».
Intanto il segretario del Sap Filippo Saltamartini e gli altri leader dei sindacati Sappe, Sapaf e Conapo tentavano di calmare la folla invitando tutti «alla correttezza». Del resto Casini era stato invitato alla manifestazione e aveva accettato, scegliendo di intervenire proprio in chiusura, sullo stesso palco dove si trovavano anche i colleghi di coalizione Maurizio Gasparri, Gianni Alemanno (An) e Iole Santelli (Forza Italia).
A quel punto le strade per il leader dell’Udc erano due: scendere dal palco o rimanerci. Ha scelto la seconda, provando ad andare diritto al cuore dei manifestanti per recuperare i mille punti persi prima di parlare. Ha lanciato subito un messaggio indiretto proprio alla sua coalizione a proposito del sabato da separati in casa con le due manifestazioni di Roma (Cdl) e Palermo (Udc): «Come vedete non è vero che non vado in piazza, ci vado quando serve», ha esordito. Ma ha poi aggiunto di essere contento di «essere qui con loro», riferendosi ai colleghi al suo fianco, ed è entrato nel merito della protesta di piazza: alle forze dell’ordine bisogna riconoscere «condizioni minime di dignità», ma, ha aggiunto, «siamo qui per affermare che la dignità non si difende solo con i fondi».
La dignità «si difende», ha proseguito il leader dell’Udc, e a quel punto la folla gli ha dato atto di un recupero notevole con un applauso, «rispedendo al mittente iniziative dissennate come la proposta di una commissione d’inchiesta sul G8 di Genova». In questo passaggio il battimani è diventato ripetuto e insistente, quasi un’ovazione, i fischietti ora appesi al collo. «Siamo qui anche - ha concluso Casini - per confermare che da questa vostra piazza nasca una spinta ulteriore per lavorare nel Senato della Repubblica per portare a casa quei risultati parlamentari che non possono essere rinviati dalla cecità del governo e della maggioranza». Applauso finale, quasi nessun fischio.
Un sollievo per il segretario del Sap Saltamartini, che ha poi ringraziato Casini per il suo intervento «molto equilibrato» dal palco di piazza Santi Apostoli. Saltamartini ha sottolineato come il discorso sia stato accolto «con grandissima approvazione e applausi».


E anche il leader centrista è sembrato molto soddisfatto. Dispiacere per i fischi e gli insulti? «Ma io non sono stato insultato - ha risposto Casini scendendo dalla scaletta della tribuna - mi hanno applaudito, l’avete sentito».

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