Roma - C’è la via brasiliana, la smentita della decisione di Lula che potrebbe arrivare dal Supremo tribunale federale di Brasilia, massimo organo giuridico del Paese. Ma in attesa del pronunciamento del Stf, sul caso Battisti l’Italia punta in alto: per la mancata estradizione dell’ex terrorista dei Pac presenterà ricorso alla Corte Internazionale dell’Aja. L’intenzione di «non lasciare nulla d’intentato» è stata ripetuta anche ieri dal ministro degli Esteri Franco Frattini. Vincere la battaglia dell’estradizione ha un valore anche per il futuro, perché la vicenda Lula-Battisti rappresenta «un precedente gravissimo che potrebbe influire sul destino di tanti latitanti», avverte il capo della diplomazia italiana, appoggiato da tutte le forze politiche, compresa l’Idv di Di Pietro. In attesa della decisione del Tribunale Supremo e della Corte dell’Aja, il trattato di «partnerariato» in via di definizione tra Italia e Brasile «potrebbe essere accantonato».
Di risposta, il nuovo governo guidato da due giorni da Dilma Rousseff non tende la mano. I primi segnali, almeno da una parte dell’esecutivo appena insediato, sono di ostinata continuità rispetto alla posizione di Lula su Battisti. Il Brasile «non teme» il ricorso italiano all’Aja, fa sapere il consigliere per gli Affari esteri, Marco Aurelio. Il neoministro della Giustizia, Josè Eduardo Cardozo, ha difeso ieri platealmente l’ex presidente: «La decisione di Lula è stata corretta. Non c’è motivo perché sia attaccata dal punto de vista della sua validità o dal punto di vista giuridico» dal Tribunale supremo. Ma l’ex presidente del massimo organo costituzionale del Paese, Carlos Veloso, ha criticato con durezza l’ora pensionato presidente «operaio» in un’intervista con La Stampa: «Lula ha preso una posizione ideologica, senza basi giuridiche». Il caso Battisti sta insomma aprendo in Brasile uno scontro imbarazzante tra governo e Corte Suprema, oltre a dividere l’opinione pubblica.
Sui giornali online, l’annuncio di Frattini è stato riportato con grande risalto, e una preoccupazione più esplicita per le relazioni deteriorate con Roma è stata espressa dal quotidiano Folha de Sao Paulo: «L’Italia potrebbe reagire con un no all’accordo militare», il titolo del servizio del giorno sulla vicenda. Sul giornale brasiliano si spiega che «il Brasile potrebbe soffrire la prima conseguenza diplomatica da qui a due settimane». Il prossimo 11 gennaio il «parlamento italiano deve votare l’approvazione di un accordo di cooperazione militare che prevede lo sviluppo di progetti per la costruzione di navi per il pattugliamento oceanico e imbarcazioni di appoggio logistico».
I commenti sul quotidiano di San Paolo sono quasi più contro Lula che a favore: «Ma Lula non dice sempre che rispetta la sovranità di ogni Paese?», scrive un lettore, Ivan Santos. «Tutti disapprovano la decisione presa dalla nostra diplomazia. Il Brasile ha molto da perdere», aggiunge, sempre sul blog, Pablo Chiarinotti. «Il ricorso all’Aja ci collocherà in una situazione difficile, dal momento che il parere del Tribunale Supremo non è stato rispettato», commenta un altro lettore, Pietro Fruzen.
Il neoministro degli Esteri, Antonio Patriota, che appare più moderato rispetto al collega Cardozo, prova a stemperare: la presenza dell’ambasciatore italiano Gherardo La Francesca all’insediamento, sabato, di Dilma Rouseff, è stata «una manifestazione del desiderio dei due Paesi di proseguire i propri rapporti». La Francesca ha però lasciato da ieri la sede diplomatica: è a Roma, richiamato da Frattini per le consultazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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