Il caso E Freccero scopre le censure di «Repubblica»

Ora che l’ipocrisia di Repubblica l’ha colpito direttamente, se n’è accorto anche Carlo Freccero, il direttore di Rai4 nonché guru della sinistra mediatica. Da una parte ci sono i nobili appelli e le levate d’indignazione, dall’altra l’arretratezza e il doppiopesismo dei benpensanti, anche loro con il vizietto della censura, più o meno bacchettona.
Qualche giorno fa, nella sua rubrica «Il Sabato del Villaggio», l’ex direttore dell’Espresso Giovanni Valentini ha invocato «interventi censori» nei confronti di Angel, un telefilm rivolto al pubblico giovanile in onda nel tardo pomeriggio di Rai4. Certo, Angel con i tormenti esistenzial-trasgressivi e le derive horror del vampiro buono che ne è il protagonista, non è esattamente una serie per educande. Ma da qui a chiedere di «impedirne la visione» senza bisogno di ricorrere alle valutazioni del «Qualitel» - il fantomatico sistema di misurazione della qualità dei programmi rimasto finora una pura promessa - come ha fatto Valentini nella sua rubrica, ce ne passa.
Particolarmente irritato dal moralismo dell’editorialista di Repubblica, ieri Freccero ha rotto gli indugi e ha scritto sul blog del canale digitale Rai, tirando giù la maschera al quotidiano di Ezio Mauro: «A pagina 36 di Repubblica del 19 settembre Valentini invoca interventi censori nei confronti di Rai4. Poche pagine più un là prosegue la raccolta di firme in calce all’appello per la libertà di stampa. Sono stato tra i primi ad aderire e a firmare l’appello - continua Freccero, prima di porre una domandina semplice semplice al quotidiano che della libertà di domandare ha fatto una bandiera -. È coerente invocare la libertà di stampa ed insieme la censura?». Forse qualcuno le giudicherà parole grosse per un episodio che magari si poteva comporre con un semplice spostamento di orario. Per Freccero, invece, dietro la palese incoerenza di Repubblica, si cela il ritardo culturale di «una censura che chiede di espellere dal servizio pubblico i nuovi telefilm e le fiction non tradizionali. Possibile che ogni volta che c’è un tentativo di rinnovamento, i benpensanti decidano (fortunatamente sino ad oggi senza successo) di stroncarlo sul nascere?». Fin qui la lamentazione del direttore di rete avvezzo a mille battaglie che considera i telefilm americani e l’animazione giapponese come i generi all’avanguardia nel campo della comunicazione e della creazione dell’immaginario non solo giovanile.
Ma da grande comunicatore e studioso di media, Freccero è andato oltre, buttandola in politica e sottolineando il ritardo ormai cronico della sinistra.

«Spiace vedere che sia sempre la parte “progressista” la più conservatrice», ha rincarato nel blog, prima di chiudere con un’esortazione: «Ci interroghiamo perché i giovani votino a destra e votino Berlusconi. Oggi solo la destra detiene l’immaginario e lo spettacolo, perché finanzia e produce tutti i prodotti di culto delle nuove generazioni. Non è ora di riflettere?».
Già. Meditate gente, meditate.

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