Eccola l’interpellanza urgente che inchioda Romano Prodi sul caso Siemens-Italtel (leggi: "I buchi neri di una svendita che imbarazza Palazzo Chigi"). E che dimostra, secondo gli interroganti, le bugie del premier sull’affaire italotedesco. Prima firmataria è ancora la battagliera azzurra Michaela Biancofiore, segue l’intero vertice di Forza Italia: da Sandro Bondi a Enrico La Loggia, da Elio Vito a Antonio Leone. Il documento si apre ricordando come il 14 dicembre scorso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Ricardo Franco Levi, rispondendo a un’interpellanza della Biancofiore sulla svendita di Italtel alla Siemens Ag «ha incredibilmente asserito che il Governo non era in grado di rispondere e che si sarebbe riservato di farlo in futuro», cosa che non si è più verificata (se non ieri dopo la seconda interpellanza urgente). Nel frattempo un’inchiesta del Giornale rivelava l’attenzione della Procura di Bolzano sul filone italiano delle tangenti Siemens, con accertamenti - confermati dalla Procura di Bolzano - che hanno riguardato anche Prodi all’epoca dei fatti presidente dell’Iri, organo di riferimento di Italtel attraverso la controllante Stet. Un’operazione societaria di tale portata - scrivono i firmatari - «non può non aver avuto il “beneplacito” dell’ente controllante Iri, come peraltro confermato da diversi manager delle aziende pubbliche italiane e della Siemens Italia». In queste operazioni societarie - continua l’interpellanza - risulta aver avuto un ruolo «anche la banca d’affari Goldman Sachs (di cui Prodi era stato senior advisor) che all’epoca dei fatti, 1993-1994, risultava intrattenere rapporti di consulenza con la società Ase per lavori effettuati tra il 1990 e il 1995, il cui legale rappresentante risultava essere la signora Flavia Franzoni, moglie del presidente Iri».
Rispondendo in Parlamento il 14-12-2006, Ricky Levi aveva escluso ogni coinvolgimento dell’Iri (di Prodi, ndr) spiegando che «la capogruppo Iri Spa è stata oggetto esclusivamente di una informativa». Nei giorni a seguire, sia gli articoli del Giornale sia le novità provenienti dalla Procura di Bolzano, evidenziavano ben altra verità. Ed è qui che l’affondo della Biancofiore, specialmente, si è fatto più violento: «Se da una parte il sottosegretario Levi affermava che “l’operazione è stata perfezionata nella primavera del 1994 e che, comunque, la decisione in merito rientra e rientrava nell’esclusiva sfera di valutazione e di decisione - dati i rapporti esistenti all’interno del gruppo Iri - della società interessata (Italtel) e della sua controllante Stet. La capogruppo Iri è stata oggetto esclusivamente di una informativa”, dall’altra un comunicato di Palazzo Chigi del 18 aprile scorso, in piena contraddizione con quanto pronunciato da Levi pochi mesi prima», offriva una nuova versione. Tanto che «in un primo take d’agenzia si affermava, cadendo nella più classica “excusatio non petita”, che “le attività di privatizzazione compiute dall’Iri nel periodo in cui Romano Prodi ne era presidente, sono tutte regolari”. Con ciò confermando di fatto che Prodi era a conoscenza della privatizzazione Italtel in atto, che la cosa a suo dire era regolare e sconfessando di conseguenza il sottosegretario Levi che per primo ne dovrebbe trarre le conseguenze». In un secondo take d’agenzia, però, lo staff di Palazzo Chigi «essendosi evidentemente confrontato e accortosi della gaffe che avrebbe portato a gravi conseguenza per il sottosegretario Levi, ha ripetuto pedissequamente quanto affermato nel corso della seduta del 14 dicembre scorso dallo stesso Levi, nella speranza che nessuno facesse un collegamento tra il primo e il secondo take d'agenzia. Si è perciò ripetuto che l’Iri non c’entrava e che dunque il professor Prodi non sapeva. Una girandola di bugie e contraddizioni che ricordano tanto l’affaire Telecom-Rovati».
Tra le «singolari coincidenze» che farebbero intravedere una falsa informazione al Parlamento ci sono lettere sul tema Italtel inviate dal presidente Siemens Ag, Heinrich von Pierer (braccio destro di Angela Merkel, dimessosi dopo lo scandalo in Germania) all’allora presidente dell’Iri, Prodi. Prima della risposta Levi (che leggete di fianco) gli interroganti chiedevano al premier di chiarire una volte per tutte il suo vero ruolo «nella decisione ed esecuzione del passaggio della società Italtel Spa alla Siemens Ag».
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