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Il caso Nei capannoni lombardi i cinesi ora copiano i mobili di lusso

Se una volta si accontentavano della Louis Vuitton tarocca, ora le vittime del «vorrei ma non posso» potrebbero arredarci l’intera casa. Con cucine, salotti o camere da letto di marca. O quasi. Poliform, Dada o T-Settanta, tutte naturalmente made in China. L’ultima frontiera della contraffazione è quella del mobile brianzolo. Design a poco prezzo pronto ad essere lanciato sul mercato nazionale ed internazionale.
La novità è emersa durante l’illustrazione dell’attività svolta nel 2009 dalla Guardia di finanza del Gruppo territoriale di Monza che comprende oltre ai 55 Comuni della neo Provincia anche le tenenze di Sesto San Giovanni, Gorgonzola e Paderno Dugnano. «Nell’ambito delle attività di contrasto alla contraffazione – spiega il colonnello Giovanni Viglianti, comandante del Gruppo – abbiamo raccolto segnalazioni, tuttora oggetto d’indagine, sulla produzione di mobili di design». Lo scenario è sempre lo stesso: laboratori clandestini disseminati sul territorio lombardo, dove decine di cinesi lavorano giorno e notte in condizioni precarie e a ritmi disumani per produrre migliaia di pezzi a costi ridicoli. Abbigliamento, calzature, accessori per la telefonia e ora anche mobili. Il danno potenziale per gli artigiani e i commercianti del settore, che in Italia sono 19mila di cui il 5% proprio in Brianza, è ingente e in questo periodo di crisi rischia di mettere in ginocchio una delle eccellenze più apprezzate anche oltre confine. Le fiamme gialle non escludono che parte di questa produzione possa essere indirizzata all’estero, mentre quella restante essere immessa sul mercato nazionale attraverso una rete di rivenditori con pochi scrupoli. Il fascino del design del resto è ben noto e anche uno studio recente della Camera di commercio brianzola metteva in risalto la passione per il mobile firmato, confermata tra l’altro dal fatto che il numero di imprese in Lombardia è rimasto sostanzialmente invariato rispetto a due anni fa, con anzi una lieve crescita pari allo 0,3%.

E sempre sul fronte cinese, i militari hanno fornito una stima anche sull’evasione nel commercio al dettaglio: circa il 20% delle attività controllate è risultato inadempiente in materia di scontrini fiscali e ricevute.

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