Il caso Tettamanzi divide i fedeli: "Siamo con lui". "No, è comunista"

Napolitano in visita all’Ambrosiana difende il cardinale attaccato dalla Lega. Alla Diocesi 200 mail di solidarietà. Ma all’uscita dalla messa anche critiche

Il caso Tettamanzi divide i fedeli: 
"Siamo con lui". "No, è comunista"

Giulia Guerri

«Vorrei esprimere al cardinale Tettamanzi tutta la sincera affettuosa solidarietà per i volgari attacchi cui è stato fatto nuovamente segno. Chi scrive è un non credente che tuttavia apprezza e ammira la straordinaria sensibilità sociale che l’Arcivescovo sempre dimostra».
«Quando leggo discorsi come il suo alla città (replica della Lega inclusa) per me è veramente Natale». Sono oltre duecento in sole 24 ore le lettere di sostegno recapitate all’arcivescovo Dionigi Tettamanzi dopo i violenti attacchi da parte di esponenti della Lega Nord. Parole di commosso apprezzamento arrivano questa volta dalla «gente comune», famiglie, credenti e non, milanesi ma non solo, che senza clamore mediatico hanno voluto dare il proprio appoggio al cardinale al centro delle polemiche.
Anche se c’è qualcuno tra i fedeli che pensa che il cardinale abbia sbagliato e parecchio. «Ognuno ha il proprio ruolo e lui non doveva dire niente, non doveva prendere posizione - sbotta un signore all’uscita dalla messa in Duomo -. E poi si sa che è figlio di Martini, segue le sue orme. Ed è contro questo governo». Un comunista insomma... Con il suo discorso poi non ha rispettato le persone e un luogo sacro come la Chiesa. «Il popolo non lo ascolta mai nessuno. Noi non possiamo mica votare come fanno in Svizzera per i minareti». La signora Lidia è una che ama l’ordine, in modo spassionato. «Ho origini austroungariche - confessa - e non mi piace per niente quando vedo questi qui che si inginocchiano sul nostro sagrato. Noi non potremmo fare altrettanto nei loro Paesi. Si sentono protetti e ne abusano. E guardi che io non sono razzista, anzi: sono per aiutare il prossimo. Ma quando è troppo, è troppo». Poi pensa all’arcivescovo e al suo discorso sull’integrazione e sugli sgomberi dei rom. «Insomma cosa poteva dire? Lui predica e segue il Vangelo. Non può andare contro: ha avuto ragione a fare quello che ha fatto». Punto. Pochi isolati più avanti nella chiesa di Sant’Alessandro, don Angelo tiene stretto il rosario. «Bisogna avere prudenza e la Lega ha dato delle risposte affrettate, a caldo. Frasi di questo tipo sono troppo pesanti, vuol dire etichettare una persona». Prova a mettersi nei panni di Tettamanzi e spiega: «Credo si senta come Gesù Cristo. Anche lui è stato messo in croce, ma alla fine aveva ragione».
Certo, l’integrazione deve esserci ed è chiaro che la Chiesa faccia un discorso di accoglienza, anche se costa sacrificio e i leghisti sono sempre così ruvidi nell’esprimere le loro posizioni. Però...«L’immigrazione è necessaria, ma con i musulmani bisogna vedere il pericolo» bisbiglia il parroco della chiesa di San Sebastiano. La Svizzera ha scelto di non fare altri minareti e così ha risolto il problema delle moschee. «Ma secondo me è meglio tenerli divisi gli islamici. Non metterli in un luogo unico. Sono tutti legati tra loro, e se si fa un torto ad uno, si muove il mondo intero».
Ieri è stata anche la giornata del sostegno istituzionale: dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, per finire con la visita in arcivescovado del ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola. Napolitano, all’Ambrosiana per la mostra «La biblioteca, il tempo e gli amici di Leonardo» ha difeso apertamente la chiesa: «Tante volte ho detto che la religione è un fatto pubblico e l’impegno della chiesa nella vita sociale è essenziale alla società italiana». Milano deve essere solidale anche verso i non milanesi e gli stranieri? «Quando si parla di accoglienza per gli immigrati bisogna anche considerare i principi di universalità e i valori spirituali». Tutti dovrebbero visitare questo scrigno di tesori, ha detto riferendosi all’Ambrosiana: «Sono una straordinaria testimonianza di universalità, di valori spirituali e culturali».

A smorzare la tensione ci hanno pensato il segretario di Stato Vaticano Bertone e lo stesso Tettamanzi. «Raccomando rispetto e verità anche per il cardinale di Milano: è un grande pastore e ha dato tutta la sua vita per il suo popolo». «Ma non sono martire!» lo ha interrotto il cardinale con una battuta.

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