Stefano Casamassima
Roma - Il generale Roberto Speciale, comandante della Guardia di Finanza rimosso nelle scorse settimane dal governo, ha deciso di querelare per «diffamazione e calunnie» il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa e il presidente del Consiglio Romano Prodi. Lo ha annunciato ieri Sergio De Gregorio (molto vicino a Speciale), presidente della commissione Difesa del Senato. «Il generale - dice De Gregorio - ha dato mandato ai propri legali di querelare il ministro dell’Economia in relazione alle gravi accuse che gli sono state mosse durante il dibattito al Senato sulla sua rimozione».
In quell’occasione, Padoa-Schioppa aveva sostenuto l’urgenza della sostituzione del vertice della Gdf a causa di una sua presunta «slealtà e inadeguatezza». Ma il difetto di motivazione con cui si provvedeva al cambio del comandante generale provocò di fatto il blocco temporaneo dell’insediamento del suo successore, Cosimo D’Arrigo, e una «indagine supplementare» della Corte dei Conti sulla regolarità del decreto del governo. «Oltre a Padoa-Schioppa - si legge nella nota di De Gregorio - verrà presentata querela anche nei confronti del premier Prodi, sulla scorta del documento consegnato al Parlamento “Accuse del governo al generale Speciale”. Tale documento rende responsabile il presidente del Consiglio di aver perpetrato una campagna di delegittimazione con notizie false e tendenziose». Documentazione, conclude De Gregorio, «già acquisita dalla Procura di Roma» e che «sancisce la condivisione della responsabilità dell’esecutivo, quindi del suo massimo rappresentante».
Contattato dal Giornale, il presidente della commissione Difesa spiega gli obiettivi del pool di avvocati dell’ex comandante della Gdf. «Si sta lavorando - dice - per reintegrare il generale Speciale nella dignità violata dalle parole del ministro Padoa-Schioppa». «Non solo. Depositando un documento condiviso da tutto il governo, è sembrato consequenziale che la querela fosse diretta anche a chi di questo ne è il capo, cioè Prodi». De Gregorio ribadisce la totale fiducia nella magistratura «imparziale e desiderosa di scoprire la verità» e annuncia: «Se l’esito sarà quello che crediamo, il generale potrebbe anche chiedere un risarcimento in sede civile. E al termine dell’indagine verrà valutata anche l’opportunità di un ricorso al Tar». Nel centrodestra la decisione di Speciale suona come qualcosa di inevitabile. «C’è un conflitto tra istituzioni», dice al Giornale Altero Matteoli, presidente dei Senatori di An. «In 25 anni di Parlamento non ricordo una situazione simile. Sbagliavamo a prendercela con Visco, perché la responsabilità è di tutto l’esecutivo e non del singolo. Ora capisco Padoa-Schioppa, proteggeva il suo vice per difendere il governo». E sulla querela Matteoli rilancia: «Sentendo tanta cattiveria nel suo intervento in aula ho notato imbarazzo anche nella maggioranza. Non è possibile accusare un militare così in Parlamento. E mi sarei meravigliato - conclude - se Speciale non avesse fatto niente. Non solo per se stesso, ma per la divisa che indossa».
Intanto mentre da via dell’Umiltà, in una nota congiunta il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi e il vice Fabrizio Cicchitto chiedono a Visco di farsi da parte e di «far prevalere il buonsenso sull’arroganza», il presidente dei Senatori azzurri al Senato, Renato Schifani, ricorda di essere stato «facile profeta» anticipando già ieri la volontà dell’ex capo delle fiamme gialle: «Restiamo in attesa di vedere le mosse di Visco - dice Schifani - e poi lunedì valuteremo insieme il da farsi».
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