Cassandra Wilson, gran voce con i guizzi del settetto

C’era una volta, in Italia, una Città del Jazz come New Orleans. Era Milano, che però ha ceduto da tempo la qualifica a Roma e ora anche a Bologna. Quest’anno il capolouogo emiliano ha ospitato molti pregevoli recital sotto l’insegna dell’organizzazione Angelica, culminati con una quattro giorni di Ornette Coleman. E nei giorni scorsi ha animato teatri e sale cittadine con una settimana di concerti e di film dedicati alla musica americana. Si è trattato di una ripresa del glorioso Bologna Jazz Festival nel nome del suo fondatore Alberto Alberti recentemente scomparso. È impossibile, in questa sede, dare notizie dettagliate del successo ampio e meritato. Ma si può rendere conto dei due episodi di vertice: cioè della presenza come artista in residenza, nella Cantina Bentivoglio, del contrabbassista Buster Williams con il suo quartetto; e del concerto al Teatro Duse di Cassandra Wilson, massima espressione attuale della vocalità del jazz.

Cassandra si è presentata con il suo settetto, mentre gli ammiratori più accesi speravano in un concerto per voce e chitarra, una rarità nella quale la diva sa condensare tutte le sue molteplici esperienze. La chicca è stata limitata ai bis; ma il concerto si è elevato comunque ad alti livelli.

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