Enza Cusmai
da Milano
È tornata a casa, dalla madre. Valentina ora è maggiorenne. Vive di lavori precari, nello stesso ambiente, piccolo, squallido. La sua storia è diventata pubblica per una sentenza della Cassazione. Il suo destino non è cambiato. Il patrigno, l’uomo condannato per stupro, frequenta ancora la madre. E con lei ha avuto due figli. La vita della ragazza e del compagno di sua madre sono tornate ad incrociarsi. Ma Valentina oggi non è più l’adolescente smaliziata di cinque anni fa. È una diciannovenne che tenta di farsi una vita nel paesino nel cagliaritano dov’è stata già bollata da tempo. È uscita da un anno dalla casa-famiglia che l’aveva accolta ai tempi della denuncia e ha sentito il bisogno di aggrapparsi a qualcosa che somiglia a un nucleo. Così è tornata dalla madre, Anna, in quell’appartamento dove ha subito lo stupro e chissà quant’altro ancora. Ma almeno il patrigno, Marco, non c’è: «Da anni vivo con mia madre - racconta -. Valentina non la vedo più. In quella casa torno solo ogni tanto per vedere la figlia che ho avuto con Anna».
Marco fa il contadino e alleva bestiame. Di Valentina non ne vuole sentir parlare. Soltanto l’altra sera ha detto al suo avvocato di essere dispiaciuto: «Io volevo bene a Valentina». Può darsi, a suo modo. Forse allo stesso modo in cui ne voleva alla mamma di Valentina. Che maltrattava, picchiava rendendo la convivenza impossibile. È per questo che i due si sono lasciati, nonostante due bimbi nati durante quel turbolento rapporto.
Il mondo di Valentina è triste. Maleodorante. Nella sua casa non abita né armonia né calore. A sua madre, una bidella, sono stati tolti tre figli avuti dal primo marito, ora in carcere per omicidio. Poi è arrivato Marco, ex tossico, con precedenti penali alle spalle. Nasce un’altra bambina, Elena. Anche lei gli viene tolta dai servizi sociali e ora è stata adottata. Non basta. Dopo la denuncia e la separazione Anna si pente e torna dal suo uomo e arriva il quinto figlio. Una bambina già destinata a non avere una famiglia normale.
Tutto come prima. Anna e Marco si vedono. Valentina resta in mezzo. È difficile cancellare la presenza del patrigno, in un paese piccolo ci si incontra tutti, almeno una volta. Valentina non può fuggire dalla sua vita, dal suo passato. Non ci sono vie d’uscita. Dove potrebbe andare una giovane senza istruzione, senza guida morale, senza un futuro, senza un aiuto? In quale luogo se non in quella casa da dove è stata sradicata quando i suoi sogni di bambina erano già stati bruciati?
Eccola dunque Valentina. Con il suo cellulare, come tutte le altre giovani, a girare per il paese e a fare lavoretti saltuari per sbarcare il lunario. «Faceva la barista» racconta il fratello dello stupratore che nutre rancore nei confronti della ragazza. «Lui ha un cuore troppo grande» dice il fratello di Marco « se fosse capitata a me...». Di errori non ne vuole sentir parlare. «Macché, quella ragazzina era consapevole di quello che faceva, e non solo con mio fratello. Cambiava ragazzo ogni settimana, è sempre stata capricciosa».
Andare con una minorenne sembra che in questo paesino sia un fatto scontato. «In effetti da queste parti c’è una certa libertà di costumi - spiega l’avvocato Biccheddu -. È in corso un processo in cui si parla di una ragazza di 14 anni che ha avuto rapporti con uomini di 35, 40 anni senza mercimonio. E non è il solo caso». Il legale spiega che il suo cliente non è in sostanza peggio di molti altri che vivono indisturbati nelle loro famiglie dopo aver approfittato di ragazzine. E aggiunge: «Marco sa di aver sbagliato ma non ha capito di aver commesso un reato, lui non considerava Valentina sua figlia.
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