Cronache

La Castagna cade a pezzi ma Sestri è un giardino

La necropoli di Sampierdarena versa in condizioni disastrose, ma il Comune le rifà solo la facciata

Marzia Fossati

A Sampierdarena sono ancora in molti quelli che, vedendo ormai da un mese l’ingresso del cimitero della Castagna inglobato in una ragnatela di ponteggi gremiti di operai spennellanti, credono che siano finalmente cominciati i tanto attesi restauri del più grande camposanto del ponente cittadino. Peccato che dal relativo Ufficio Ispettorato, la spiegazione non lasci adito alle speranze degli ultimi illusi: «I lavori prevedono solamente la facciata esterna - spiegano - Si cerca di salvare la facciata insomma, come nelle famiglie in disgrazia dove si saltano i pasti, ma si comprano i vestiti firmati. Di soldi per mettere in sesto il cimitero vero e proprio non ce n’è, anche perché il Comune ha già investito una somma considerevole per realizzare il nuovo ascensore e i bagni nuovi».
Già, il nuovo ascensore, che, guarda caso, conduce proprio ai reparti superiori, quelli a ridosso della famigerata ala est, la quale, chiusa 15 anni fa per cedimenti pericolosi del terreno, ad oggi risulta ancora transennata e inaccessibile ai parenti di quasi mille tombe, rimaste isolate per tutto questo tempo. A tale proposito il consigliere di Forza Italia Angelo Messina ha presentato lo scorso 20 ottobre l’ennesima interpellanza contro questa vergognosa situazione, affiggendone numerose fotocopie alle transenne in lamiera. La gente passa sotto queste grate, da cui penzolano desolati i fiori destinati ad alcune delle tombe poste «al di là della barricata», sospira e scuote la testa: a cosa serve l’ascensore se la metà delle zone in cui porta resta irraggiungibile? Per ripristinare il secondo reparto del corpo A sarebbero bastati certamente meno soldi, e senza il rischio che gli interessati si lamentassero di farsi due rampe di scale per raggiungerlo. Basta raggiungerlo.
Peccato davvero perché questo camposanto, se non fosse stato abbandonato all’incuria e al degrado, avrebbe potuto ben figurare sulle guide insieme a Staglieno per la sua parte monumentale, sicuramente inferiore per estensione e grandi firme, ma non certo per suggestione e qualità. Se però a Staglieno le gallerie monumentali sono state abbandonate ai furti e alla sporcizia, qui la zona «Ventaglio», e i settori limitrofi, sono stati abbandonati e basta. A meno infatti che non si abbia un machete in mano e l’antitetanica in corpo è letteralmente impossibile addentrarsi in questa jungla di statue, vetri e recinzioni arrugginite, tutte rotte, tutte disordinatamente sommerse da una vegetazione ormai incontrollata.
Il cimitero di Coronata, sulle alture di Cornigliano, si presenta sicuramente meglio. Nonostante la parte bassa, vale a dire la più antica, versi in uno stato di semi abbandono, con i cancelli scassati di due tombe di famiglia chiusi addirittura con due sacchetti della Basko annodati, il sostanziale decoro dei tre livelli superiori evidenzia gli sforzi degli addetti del luogo atti a mantenere una sostanziale dignità all’ultima dimora dei corniglianesi.
Lo stesso discorso vale per il cimitero dei Pini Storti a Sestri Ponente, dove di storto, a parte il nome, non si trova davvero nulla.

Ma anzi, a meno di non essere in totale mala fede, non si può non restare colpiti dall’ordine e dalla pulizia regnanti ovunque, dalla cappella, che accetta ancora lire italiane per le offerte, ai bagni, fino al campo fanciulli, in tutti i cimiteri inevitabilmente il più disastrato.
(5/continua)

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