Castelletto e De Ferrari, i salotti dei «tapulli»

Castelletto e De Ferrari, i salotti dei «tapulli»

(...) Purtroppo però basta passare (meglio se in moto) solamente per la Circonvallazione a monte, da piazza Manin a corso Ugo Bassi, per rendersi conto che le sensazioni che si provano sono più vicine a quelle di un concorrente della Parigi-Dakar (ovviamente nel tratto più vicino alla capitale senegalese) che a quelle paradisiache di Caproni. Ponendo come partenza di un ipotetico percorso del quartiere lo splendido Castello Mackenzie, che si staglia a ridosso di piazza Manin, le prima difficoltà si incontrano subito in via Cabella con un marciapiede fatiscente ma soprattutto un fondo stradale «a gruviera» dove gli ammortizzatori dei veicoli e le schiene di chi li guida vengono messi a dura prova.
Scendendo per l'alberato corso Armellini si giunge in corso Solferino dove, proprio davanti all'ingresso dell'ospedale Evangelico inizia un tratto di strada da trial che dura fino a Villa Gruber (una delle poche note positive di Castelletto per i recenti lavori di riqualificazione effettuati). L'asfalto fatiscente (senza contare i numerosi «tapulli» che con le prime piogge diventano voragini) si ripresenta quindi in corso Paganini e soprattutto alla fine dell'ipotetico percorso, in corso Ugo Bassi, dove, davanti all'ingresso del Castello D'Albertis (che tra le altre cose da ieri sera ospita, insieme a Palazzo Ducale, la mostra/evento «L'Africa delle meraviglie») non si incontrano più buche ma una lunga e pericolosissima faglia che costringe i motociclisti a disegnare delle traiettorie assurde per rimanere in sella.
A questo punto è lecito chiedersi dove siano stati investiti i «più di cento milioni di euro» che da parecchi mesi l'amministrazione comunale si vanta (con numerose campagne pubblicitarie) di aver destinato alla «più grande opera di manutenzione straordinaria della città finora realizzata». Ciò che è tangibile, invece, è l'impegno del Municipio I Centro Est che, nonostante le vicissitudini scaturite dalla sfiducia all'ex presidente Aldo Siri del 17 giugno scorso (ancora oggi non vi è una giunta, ndr), è riuscito ad organizzare qualcosa per rimediare al degrado del quartiere. «Dalla seconda metà di gennaio organizzeremo dei gruppi di lavoro ai quali aderiranno Aster, commercianti, residenti ed assessori - ha anticipato il presidente del parlamentino, Enrico Cimaschi -. È doveroso l'impegno da parte del Municipio in questa faccenda e credo che solamente unendo tutte le forze possiamo riuscire a fare qualcosa».
Il lavoro sicuramente non mancherà. Tolta la sopracitata ed incresciosa situazione del manto stradale nelle vie principali di Castelletto, il degrado del quartiere tocca infatti anche i pedoni e soprattutto i bambini. Evitando i casi più lievi di marciapiedi dissestati e resi dei percorsi ad ostacoli dalle numerose deiezioni canine (ma qui bisognerebbe appellarsi all'educazione ed al senso civico dei padroni), la situazione più imbarazzante da segnalare si trova in corso Carbonara. Lungo la via che collega Spianata Castelletto all'Albergo dei Poveri, non vi è infatti un tratto di marciapiede, lato monte e lato mare, che versi in condizioni se non ottimali perlomeno buone. Le strisce pedonali quasi non si vedono e la sera le illuminazioni raggiungono la potenza della fiammella di una candela, nonostante la recente potatura degli alberi abbia leggermente migliorato la situazione. A rendere questo quadretto più increscioso, però, contribuisce il fatto che questa strada viene attraversata durante il giorno da centinaia e centinaia di bambini e ragazzi viste le due scuole presenti nelle vicinanze (la primaria Mazzini in corso Firenze e la secondaria Don Milani-Colombo in salita Carbonara).
Se fosse perlomeno in parte veritiero il detto «mal comune mezzo gaudio», una magrissima consolazione per Castelletto potrebbe venire da piazza De Ferrari.

Nella centralissima piazza cittadina, infatti, è stato da poco effettuato un «tapullo» coi fiocchi, riparando alcune mattonelle traballanti (nel tratto di strada davanti al Carlo Felice, ndr) con una quanto mai antiestetica colata di cemento.

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