Catanzaro, il sogno di Wanda: «Io prima donna presidente»

da Milano

Se, come il successo del primo turno lascia presagire, al ballottaggio sorpasserà il suo avversario, non diventerà solo il presidente della Provincia di Catanzaro. No, Wanda Ferro, presidente della federazione provinciale di An, entrerà direttamente nella storia della Calabria e del Sud: perché mai da quelle parti una donna, e per di più giovane - ha 40 anni - ha varcato le colonne d’Ercole di un incarico da sempre appannaggio maschile. E per di più avendo come avversario un politico di lungo corso qual è Pietro Amato, 30 anni più vecchio di lei, uomo del presidente della Regione Agazio Loiero: l’antitesi, insomma, di quel rinnovamento che è stata la bandiera del Pd. Non male, per una candidata che ha scelto come slogan una frase di Eleanor Roosevelt, «Il futuro appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni».
Wanda Ferro, che effetto fa essere in corsa per diventare la prima donna presidente della Provincia della Calabria?
«Un effetto bellissimo, anche perché credo che sia un primato che riguardi in assoluto tutto il Sud. Si parla tanto di donne e politica, ma poi poco si fa per avvicinarle sul serio a questo mondo. Ecco, è una grande soddisfazione come donna calabrese e come donna che fa politica a tempo pieno. Io ho fatto questa scelta, non si può amministrare part time. Ho una laurea in lettere, ma la politica è la mia attività principale».
E la famiglia?
«La famiglia è centrale nella mia vita. Ho un compagno da 14 anni, presto ci sposeremo. E poi ci sono mia madre - mio padre è mancato a novembre - le mie sorelle, i nipoti. Tutti mi hanno sostenuto, sempre»
Mai avuto difficoltà per il fatto di non essere un uomo?
«No, mai. Anzi, posso dire che quando mi sono trovata a essere l’unica donna consigliere comunale i colleghi mi hanno aiutato. Quanto alla gente, l’essere donna non mi ha mai penalizzato. Del resto, qui mi conoscono tutti. Io vado in giro, parlo con le persone».
E i risultati si vedono. Al primo turno lei ha conquistato il 46%, contro il 35,7% del suo avversario che pure è un veterano molto più anziano di lei...
«Non si tratta di un problema anagrafico. Qui in Calabria invece il Pd è stato deficitario quanto a rinnovamento: poche donne, pochi giovani, ma soprattutto troppi candidati espressione del vecchio modo di fare politica».
Una realtà difficile, quella in cui opera. Quali sono i principali problemi da affrontare?
«Bisogna rimediare allo sfascio totale che ha reso nota la Calabria per la malasanità e per la criminalità. Servono più infrastrutture per garantire lo sviluppo. E la Provincia, lo abbiamo dimostrato con il presidente uscente Michele Traversa, se ha le risorse può fare molto. In nove anni noi abbiamo speso 1.700 miliardi di vecchie lire per infrastrutture e opere appaltate, abbiamo fatto teatri, costruito 18 nuove scuole. Pure sul fronte della Sicurezza ci siamo impegnati, costruendo a Catanzaro con i fondi della Provincia un Commissariato e acquistando dieci volanti, Se la Regione trasferisce i fondi si può incidere sul territorio. La Calabria si deve rialzare. Le opportunità, se si amministra bene, ci sono. E invece il tasso di emigrazione ora è pari a quello degli anni ’60».


Se diventerà presidente che spazio darà a donne e giovani nella sua giunta?
«Ho chiesto ai partiti che mi sostengono (oltre al Pdl altre 7 liste, ndr) di privilegiarli insieme alla qualità».
Un appello finale?
«Ringrazio chi mi ha sostenuta sino a questo momento. Agli indecisi invece voglio ricordare un detto: “I peggiori governi sono votati dai bravi cittadini che non vanno a votare”».

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